Che il welfare aziendale sia, ormai da alcuni anni, al centro delle politiche del lavoro all’interno delle aziende italiane è ormai un fatto assodato. Meno assodato è che siano le PMI italiane ad adottare piani di welfare per i propri dipendenti rispetto alle Big Corp, le grandi aziende con più di 250 dipendenti e oltre 50 milioni di fatturato. Il Rapporto Welfare Index PMI 2024 (promosso da Generali patrocinato della presidenza del Consiglio dei Ministri) ha evidenziato che oltre il 68% delle PMI italiane supera il livello base di welfare, con un raddoppio di quelle a livello “alto” e “molto alto”. Anche le microimprese mostrano un incremento significativo.
Tra i protagonisti dell’evoluzione di piani di welfare aziendali innovativi, Riccardo Zanon, titolare dell’omonimo studio di consulenza di Padova, per tre anni (2021, 2022 e 2024) si è aggiudicato il primo premio del Welfare Index PMI. “Il welfare aziendale nelle PMI italiane sta seguendo un percorso virtuoso che supera quello delle grandi corporation. Se consideriamo, come certificato dall’Osservatorio Wellbeing & Corporate di Fitprime, che le PMI spendono in media fino a 50 euro mensili per dipendente in servizi di benessere psico-fisico, mentre le grandi corporation si fermano a 2-3 euro, è presto inquadrato il contesto”, spiega Zanon.
Il fenomeno è particolarmente interessante se si considera che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono le strutture più piccole a dedicare risorse significative al benessere dei propri dipendenti: “Nelle realtà come la nostra – aggiunge -, la vicinanza tra management e collaboratori facilita una comunicazione diretta che rende più immediata l’identificazione dei bisogni reali. Il nostro approccio è fondato sulla co-progettazione. Crediamo fermamente in un modello partecipativo dove sono i dipendenti stessi a contribuire alla definizione dei benefit. Ci siamo chiesti: cosa può fare davvero la differenza nella loro vita? E le risposte le abbiamo trovate ascoltandoli”.
Il nuovo piano welfare 2025 dello Studio Zanon ha introdotto un plafond di 100 euro mensili per dipendente, per un totale di 1.200 euro annui, utilizzabili entro la fine del 2025 basandosi su quattro principi fondamentali: sussidiarietà, sostenibilità, produttività e attrattività: “La sussidiarietà promuove la collaborazione tra pubblico e privato nel welfare, creando sinergie che amplificano i benefici. La sostenibilità mira a trovare quel giusto equilibrio tra lavoro e vita privata che oggi è così importante. La produttività è favorita dal benessere dei lavoratori, con una dimostrata riduzione di assenteismo e turnover. L’attrattività rappresenta il valore aggiunto che ci distingue sul mercato del lavoro”, precisa Zanon.
Il piano comprende, tra le altre cose, supporto per la famiglia con asili nido e campus estivi, aiuto per gli interessi sui mutui, istruzione, previdenza integrativa, attività ricreative, e servizi per la salute e lo sport. “Una delle novità che stiamo osservando nel panorama del welfare è una crescente attenzione al benessere psico-fisico, e anche noi abbiamo ampliato le nostre opzioni in questa direzione -prosegue Zanon-. Una mente sana in un corpo sano è fondamentale per la produttività e la serenità di tutti”.
Tra le novità più originali del nuovo piano, il servizio di maggiordomo aziendale, che consente ai dipendenti di ricevere consegne personali direttamente in ufficio: “Sembra una piccola cosa, ma alleggerisce notevolmente lo stress legato alla gestione di commissioni quotidiane”, commenta Zanon. Dal punto di vista fiscale, il piano si inquadra nell’art. 51 del TUIR: i flexible benefit non concorrono a formare il reddito, generando vantaggi sia per i dipendenti che per l’azienda. Entro i limiti previsti dalla normativa (1.000 euro o 2.000 euro per chi ha figli a carico), i benefit non sono soggetti a tassazione.
“I risultati ci danno ragione -continua Zanon-; le imprese con welfare evoluto ottengono performance di produttività nettamente superiori. Nel 2021, l’utile sul fatturato delle aziende con livello di welfare molto alto è stato doppio rispetto a quello delle aziende a livello base: 6,7% contro 3,7%. Abbiamo constatato una diminuzione dell’assenteismo e del turnover, e un incremento della produttività complessiva. Inoltre, un welfare aziendale evoluto è diventato un elemento cruciale per attrarre e trattenere talenti. Le PMI si stanno dimostrando un vero e proprio esempio virtuoso da seguire, con una maggiore rapidità e, in proporzione, una maggiore generosità nell’adozione di questi programmi -conclude-. Questo contribuisce non solo al successo economico delle nostre imprese, ma anche al benessere sociale delle comunità in cui operiamo. Non esiste un modello universale di welfare: ogni azienda deve trovare la propria formula, ma la co-progettazione è la chiave per ottenere risultati molto soddisfacenti”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link