Sostenibilità e digitale sono i due ambiti in cui investe la maggior parte delle imprese italiane, dai grandi player alle PMI; di contro, stando a quanto evidenziato da una ricerca dell’Osservatorio Digital & Sustainable del Politecnico di Milano, realizzata in collaborazione con Assolombardia, risulta “ancora poco diffusa la sinergia tra le due dimensioni”.
Dall’analisi emerge in realtà un quadro piuttosto eterogeneo, in cui l’approccio strategico sembra differenziarsi anzitutto in relazione alle dimensioni delle singole aziende. Tra le PMI, ad esempio, meno di un terzo investe in maniera consistente sia nello sviluppo digitale che in sostenibilità mentre il 98% delle grandi aziende si affida ad un responsabile IT e ad una figura analoga per la sostenibilità.
I dati sugli investimenti delle aziende italiane in sviluppo digitale e sostenibilità
L’Osservatorio ha preso in esame un campione composto da 92 iniziative; tra quelle dedicate alla sostenibilità, solo il 13% considera la dimensione digitale come un elemento centrale. Al contempo, quasi tutte quelle dedicate al digitale riservano ampio spazio alla sostenibilità, ma quasi sempre in relazione a temi di carattere sociale o in funzione della governance aziendale.
In ambito italiano, l’Osservatorio rileva una spiccata sensibilità per i temi della sostenibilità e dello sviluppo digitale da parte delle aziende: l’84% delle aziende del Belpaese investe in entrambe le aree, ma raramente implementa una sinergia strategica o strutturale. Il 91% delle grandi imprese italiane appronta ingenti investimenti nel digitale e il 93% nella sostenibilità (soprattutto ambientale); sono sempre più diffuse, inoltre, le iniziative volontarie implementate principalmente a favore della reputazione aziendale e dell’efficientamento operativo, anche al di fuori quindi del perimetro di eventuali obblighi normativi. Ciò nonostante, resta un 17% delle aziende la cui azione è incentrata su di una sola area di sostenibilità mentre poco più di un terzo fa leva sull’innovazione digitale per centrare obiettivi “a tutto tondo”. Soltanto il 22% persegue l’adozione di tecnologie digitali coerentemente con le linee guida di sviluppo sostenibile.
Ben diverso, invece, lo scenario riguardante le piccole e medie imprese; rispetto alle grandi aziende, gli investimenti sono meno diffusi: solo il 53% punta sul digitale mentre meno della metà (42%) destina le proprie risorse ad iniziative di sostenibilità. Le PMI che non investono lamentano principalmente i costi eccessivi e la mancanza di fondi. Gli scarsi investimenti fanno il paio con carenze organizzative più ampie: circa due imprese su tre non hanno né una figura interna dedicata all’area digital né un referente per la sostenibilità. Il livello di digitalizzazione delle piccole e medie imprese italiane resta comunque piuttosto alto: secondo l’ultimo report dell’Istat su Imprese e ICT, in Italia il 70,2% delle PMI ha raggiunto un livello di digitalizzazione base, una quota non distante dalla media europea (72,9%); di contro, poco più del 26% ha raggiunto un livello alto. Anche da questo punto di vista, emerge il divario che separa le grandi aziende da realtà di dimensioni inferiori. “Il 97,8% delle imprese con almeno 250 addetti” – si legge – “raggiunge un livello almeno base e l’83,1% anche quello almeno alto. Il livello base di digitalizzazione coinvolge l’87,5% degli addetti delle imprese con almeno 10 addetti”.
Il ‘caso’ Reset: un progetto che coniuga sostenibilità e digitale
Nonostante dall’indagine dell’Osservatorio emerga una certa difficoltà da parte delle aziende italiane nel coniugare la dimensione digitale con la sostenibilità, non mancano esempi virtuosi in tal senso. Tra questi vi è certamente il ‘caso’ di Reset, un nuovo fornitore di energia elettrica che a metà del 2025 sarà operativo sul mercato italiano.
Il progetto, infatti, si è sviluppato attorno ad una nutrita community online di utenti (ad oggi sono oltre duecentomila), attivi principalmente su Instagram dove, attraverso il proprio profilo ufficiale, Reset condivide contenuti (soprattutto reel) sulla sostenibilità energetica in ambito domestico. Si tratta soprattutto di consigli e brevi guide su come usare al meglio gli elettrodomestici, limitando gli sprechi e, più in generale, risparmiare sul costo dell’energia elettrica in bolletta.
Una volta operativa sul mercato, Reset proporrà un modello di fornitura che si annuncia innovativo, orientato alla trasparenza e alla sostenibilità. Allo scopo, l’azienda distribuirà energia elettrica green al 100%, certificata dalla Garanzia di Origine, ovvero l’attestazione dell’origine rinnovabile delle fonti utilizzate per produrre l’energia elettrica. In termini di sostenibilità ambientale, questo rappresenta un aspetto molto significativo, dal momento che la produzione italiana fa ancora leva soprattutto su fonti non rinnovabili (per oltre il 60%, secondo i dati relativi al 2023 del Gruppo Terna).
Per incentivare un impiego sostenibile dell’energia elettrica, Reset farà leva su svariate risorse digitali; gli utenti interessati potranno ben presto visitare il sito web (resetenergia.it) che per ora è ancosa in fase di pre-lancio, oltre a continuare a visualizzare i contenuti postati su Instagram e le altre piattaforme social sulle quali la community è attiva. Tra queste figura anche LinkedIn, dove è possibile trovare ulteriori informazioni circa l’offerta digitale di Reset.
In aggiunta, restando in ambito digital, l’azienda svilupperà e implementerà un’app per smartphone che consentirà agli utenti di monitorare i consumi orari di energia elettrica e, attraverso notifiche ‘intelligenti’, ricevere consigli e suggerimenti su come ottimizzare il dispendio energetico del proprio nucleo familiare.
Costi fissi e coinvolgimento ‘attivo’ degli utenti: la ricetta di Reset per la sostenibilità
La proposta commerciale di Reset Energia sarà strutturata in maniera innovativa: il servizio di fornitura verrà erogato a fronte della stipula di un abbonamento a canone mensile fisso, il cui importo è associato ad una specifica fascia di consumo. In altre parole, i futuri clienti potranno scegliere fin da subito quanto consumare e quanto pagare in bolletta per i mesi a venire. Per questo, avere a disposizione un’app per tenere sotto controllo i consumi rappresenterà una risorsa per gli utenti, che potranno così valutare se ci sono i margini per sforare rispetto alla fascia del proprio abbonamento. In tal caso, Reset fatturerà i consumi eccedenti ad un prezzo fisso, comprensivo di oneri di trasporto del contatore, oneri generali di sistema, IVA e imposte. Rispetto ad altri modelli di fornitura, quindi, i costi in bolletta saranno più stabili e facilmente prevedibili, dal momento che il prezzo fisso non viene applicato soltanto alla componente energia ma all’intero servizio di fornitura.
L’app, inoltre, sarà lo strumento che Reset offrirà ai propri clienti per fare del risparmio un’attività concreta, dinamica e partecipativa. Attraverso il monitoraggio dei consumi e i suggerimenti in app, gli utenti potranno sviluppare un atteggiamento più responsabile verso le risorse energetiche, riducendo gli sprechi e, di riflesso, l’impatto ambientale delle proprie azioni. A tal proposito, inoltre, Reset introdurrà benefici specifici per premiare gli utenti più virtuosi in grado di ottimizzare i propri consumi, incentivando così in maniera concreta l’impegno verso una maggiore sostenibilità.
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