Poche risorse dal mercato, e una dinamica occupazionale dove prevale nettamente il lavoro precario: è la fotografia del settore dell’informazione e della comunicazione in Toscana, scattata dall’Irpet in un rapporto presentato agli Stati generali dell’informazione in Toscana, promossi da Regione, Corecom, Ordine dei Giornalisti e Associazione Stampa Toscana.
Secondo quanto emerge dal rapporto, la filiera di radio, tv ed editoria in Toscana tiene in termini di numero di operatori, ma gli attori cambiano: a fronte di una crisi del comparto della carta stampata cresce l’editoria online, così come soffrono tv e radio tradizionali mentre crescono nuovi servizi, produzioni video e sonore. Nel 2023 la quasi totalità degli avviamenti al lavoro nel settore (96,7%) è stata relativa a contratti a tempo determinato (57,4%) e a forme più o meno flessibili (atipiche) di lavoro (39,3%), mentre il contratto di lavoro a tempo indeterminato è pari al 3,3% del totale.
In 15 anni meno imprese e addetti, crescono gli autonomi
Ampliando lo sguardo, nel settore informazione-comunicazione toscano la dinamica di medio periodo 2009-2023 presenta una flessione a livello complessivo settoriale tanto con riferimento al numero di imprese (-5,3%) quanto, soprattutto, al numero di addetti (-10,7%). Le ditte individuali sono aumentate nel periodo 2009-2023 del +4,2%: un incremento che, secondo l’Irpet, rivela l’aumento della presenza di lavoratori autonomi esternalizzati che lavorano per le imprese relativamente più strutturate all’interno dei vari comparti.
Per i ricercatori dell’istituto, la crisi strutturale dei piccoli operatori locali, e la concomitante spinta verso processi di concentrazione su base nazionale e internazionale, “sono entrambi fattori che tendono ad aumentare il rischio di una riduzione del pluralismo dei soggetti che animano la sfera pubblica”. Da qui la necessità, scrivono i ricercatori, di “attuare policy mirate a livello settoriale, anche e soprattutto su base locale, con l’ottica di salvaguardare il pluralismo”.
“Testate locali fondamentali, ma fragili”
A giudizio di Marco Meacci, presidente del Corecom Toscana, per sostenere il settore dell’informazione in Toscana bisogna “favorire una serie di strategie orientate alla cooperazione fra soggetti economici locali che abbiano la finalità di creare massa critica e agganciare alcune traiettorie di rilancio e di sviluppo del settore che passano dall’aumento di produttività, da adeguati livelli di redditività, e in primis dalla qualità dei prodotti e dei contenuti”.
In questo senso, sostiene Meacci, “le istituzioni, Regione in primis, possono svolgere un ruolo fondamentale di supporto e garanzia”, a fronte dei problemi attuali: precarizzazione del lavoro giornalistico, che incide sulla qualità e sull’indipendenza della informazione, concentrazione delle proprietà editoriali, fragilità economica delle piccole testate locali, spesso essenziali per la coesione sociale e la democrazia territoriale, urgenza di sviluppare una educazione critica ai media, soprattutto tra i giovani per affrontare la sovrabbondanza di informazioni e la disinformazione. Questi temi si intrecciano con specificità locali: un sistema informativo vivace ma spesso sottofinanziato”.
“Democrazia a rischio senza informazione di qualità”
Secondo Sandro Bennucci, presidente dell’Associazione Stampa Toscana, “siamo alle prese con difficoltà enormi per quanto riguarda la carta stampata, con diversi fronti di crisi aperti. Bisogna salvaguardare in tutte le sedi la figura del giornalista e premiare nei bandi pubblici quelle realtà che hanno giornalisti assunti con regolare contratto. Se non c’è informazione di qualità e capillare, fatta da professionisti che rispettano la deontologia è a rischio la tenuta democratica di questo Paese”.
Il rapporto Irpet, ha commentato Giampaolo Marchini, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, “fotografa la difficoltà del nostro settore, dovuta ai grandi cambiamenti che la professione sta incontrando. E’ fondamentale lavorare insieme alle istituzioni per preservare il patrimonio di professionalità di cui è dotata la nostra regione”.
Finanziamenti pubblici, un’idea sul tavolo
La risposta delle istituzioni è orientata a un intervento del pubblico a sostegno del settore. “Ritengo fondamentale – ha affermato a sua volta Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana – continuare a garantire condizioni di lavoro dignitose, tutelare l’autonomia dei professionisti dell’informazione, sostenere l’innovazione tecnologica: per fare tutto questo, servono ingenti finanziamenti pubblici, che hanno bisogno di regole chiare”. Si è spinto anche più in là Antonello Giacomelli, commissario dell’Agcom, che ha lanciato l’idea di “una sorta di Industria 4.0 rivolta al comparto dell’emittenza locale”, e anche un contratto fra istituzioni ed emittenti locali “per cui vi sia la corresponsione di quanto necessario in cambio di un’attività più rigorosa in termini di informazione”.
L’idea è stata raccolta dal governatore Eugenio Giani: “Avendo le regioni non un solo mezzo di informazione, la Rai – ha detto -, ma avendo una pluralità di soggetti che a livello locale sono cresciuti in qualità, in investimenti, e io sono orgoglioso delle nostre televisioni toscane, è indubbio che dovremmo trovare un metodo nel momento in cui legiferiamo questo. Se trovassimo questo metodo, io sarei apertissimo a contratti di servizio che gestiti in modo equilibrato, senza favorire nessuno ma ponendoli in termini obiettivi, possano dare ancora più sostegno all’attività di questi mezzi di informazione”. A stretto giro di posta, la risposta critica dell’esecutivo Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai) con il Coordinamento Cdr Tgr: “Ci chiediamo se Giani voglia smembrare il Servizio Pubblico”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link