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Bitcoin e dazi mettono a rischio la stabilità finanziaria italiana


La Banca d’Italia ha pubblicato il suo Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria, tracciando un bilancio di crescente incertezza sui mercati globali. A inizio aprile l’annuncio di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Usa ha innescato forti tensioni: azioni e obbligazioni hanno registrato improvvisi ribassi e la volatilità è aumentata, riducendo le attese di crescita mondiale e innalzando i rischi sistemici.

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Nel Rapporto si evidenzia però che l’Italia parte da fondamentali relativamente solidi: un mercato del lavoro “vivace” (pur con segnali di rallentamento), un’inflazione sotto controllo e una posizione finanziaria netta positiva verso l’estero hanno infatti portato a un miglioramento del rating sovrano italiano.

I rischi per la stabilità finanziaria in Italia nel 2025: cosa dice Bankitalia

Secondo Bankitalia, nel complesso i rischi per il sistema italiano restano moderati. Le famiglie italiane mostrano robustezza: nel 2024 la ricchezza finanziaria aggregata è aumentata e l’indebitamento medio rispetto al reddito è calato, elementi che al momento limitano la loro vulnerabilità (anche se un’eventuale frenata dell’economia potrebbe invertirne l’andamento). Al contrario le imprese evidenziano segnali di debolezza: la redditività complessiva è in calo e la capacità di rimborsare i debiti presenta peggioramenti, soprattutto nel settore delle costruzioni.

Le banche italiane rimangono in generale solide: nel secondo semestre 2024 utili e dotazioni di capitale sono rimasti elevati, un fattore che rafforza la resilienza complessiva del sistema in caso di shock.

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Certificates e attacchi informatici: le nuove vulnerabilità per le banche italiane

Il Rapporto sottolinea alcune vulnerabilità emergenti. Gli attacchi informatici e operativi rivolti alle banche sono stati ben 119, un livello record. Al contempo, nelle strategie di risparmio degli italiani è cresciuta la quota di prodotti finanziari complessi: circa 85 miliardi di euro sono investiti in certificates, strumenti ad alto rischio detenuti per oltre i due terzi da investitori retail.

Questo stock, il più alto in Europa, e le restrizioni commerciali internazionali in aumento (anche se ora si vedono segnali di un certo ripensamento da parte di Trump) rappresentano fattori che, seppur finora ben assorbiti dalla forte patrimonializzazione delle banche, richiedono attenta vigilanza.

Criptovalute: l’allarme di Bankitalia sui rischi per i mercati

Nel Rapporto di Bankitalia trova spazio un approfondimento sull’evoluzione delle criptovalute e sui relativi rischi per la stabilità. Il mercato complessivo delle cripto ha toccato circa 2.750 miliardi di dollari a fine marzo 2025, dopo un’accelerazione legata alle elezioni Usa e alle misure della nuova amministrazione statunitense a favore delle valute digitali denominate in dollari. Di questo totale oltre il 60% è costituito da Bitcoin, circa il 30% da altre valute prive di asset sottostanti, mentre solo il 9% sono le stablecoin agganciate a valute tradizionali.

Bankitalia avverte che la rapida espansione delle criptovalute (il cui valore può oscillare molto in breve tempo) comporta “rischi non solo per gli investitori, ma potenzialmente anche per la stabilità finanziaria”.

Il Rapporto segnala inoltre che molti investitori istituzionali (tra cui banche, come Intesa Sampaolo) hanno aumentato la loro esposizione in criptovalute: in particolare una quota elevata di Bitcoin è detenuta da emittenti di Etf e dalle tesorerie di imprese non finanziarie, mosse dalla convinzione che il prezzo della moneta digitale possa salire. Questa strategia le espone però alla forte volatilità del Bitcoin.

Un’altra componente rilevante del rischio cripto deriva dal fattore normativo: molte piattaforme di scambio e imprese digitali che detengono criptovalute hanno sede principalmente negli Stati Uniti, Cina e Regno Unito, con una presenza ancora trascurabile nell’area euro. Ciò significa che i rischi di governance e la tutela degli investitori differiscono molto tra le giurisdizioni.

Perché aumentano i pericoli per la stabilità finanziaria globale

A livello internazionale il Rapporto disegna un quadro di rischi in aumento. La cosiddetta guerra dei dazi ha fatto schizzare in alto i livelli di incertezza sui mercati. Bankitalia evidenzia che, subito dopo l’annuncio dei nuovi dazi Usa di aprile, la fiducia dei consumatori americani è crollata ai minimi dal 2020, un campanello d’allarme per la crescita globale. Questo peggioramento della fiducia, insieme al rialzo dei costi delle materie prime e ad altre misure protezionistiche, ha spinto le previsioni di crescita dell’economia mondiale verso il basso.

In questo contesto l’Italia, pur continuando a beneficiare di spread ridotti e di un rating sovrano in miglioramento, rimane vulnerabile: “l’alto debito pubblico e la scarsa crescita dell’economia italiana rimangono fattori di vulnerabilità”, si legge nel report.

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Un nuovo fattore di incertezza globale indicato dal Rapporto riguarda le monete digitali emesse dalle autorità. Bankitalia avverte che se queste valute digitali diventassero di dimensioni sistemiche (per esempio intorno al 10% del mercato cripto globale), un loro eventuale default potrebbe innescare effetti a catena sui mercati finanziari internazionali. Infatti, in area euro, un uso diffuso di stablecoin potrebbe interferire con i meccanismi tradizionali dei pagamenti e con la stessa sovranità monetaria.





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