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In Italia 3,66 milioni di dipendenti pubblici, 1/3 in pensione in 10 anni


Secondo i dati Istat aggiornati, sono circa 3,66 milioni i dipendenti pubblici che risultano impiegati in 104.000 sedi distribuite su tutto il territorio nazionale e all’estero. Il Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche, reso noto dall’Istituto il 18 aprile 2025, ha fornito un quadro aggiornato e dettagliato sul numero di lavoratori impiegati nella Pubblica Amministrazione in Italia nel 2023, evidenziando sia la struttura delle istituzioni che la composizione del personale.

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Tali numeri, includono anche il personale impiegato nelle ambasciate, nei consolati e in altre istituzioni che non si trovano nel Belpaese.

La struttura del personale pubblico

Delle 3.656.268 unità di personale, una gran parte, pari al 94,1%, è composta da dipendenti diretti, ossia 3.441.200 persone, di cui 2.970.251 sono a tempo indeterminato e 470.949 a tempo determinato. Una percentuale più ridotta, pari al 5,9%, è rappresentata da non dipendenti, per un totale di 215.068 persone.

I numeri, in questo caso, non sorprendono, perché la Pubblica Amministrazione in Italia è da sempre prevalentemente costituita da contratti stabili, con solo una parte minima di lavoratori con contratto a termine laddove, in alcuni settori, c’è l’esigenza di flessibilità.

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La distribuzione territoriale

Un altro aspetto importante è la distribuzione geografica delle istituzioni pubbliche. Con quasi 105.000 sedi di lavoro, le istituzioni pubbliche sono ampiamente distribuite su tutto il territorio italiano, ma anche in numerosi Paesi esteri.

Le forze armate, le forze di polizia e le capitanerie di porto, ad esempio, hanno una presenza strutturata nelle diverse regioni, con una continua evoluzione dei centri di formazione e attività operative. La distribuzione geografica mostra anche un forte radicamento delle istituzioni nel contesto locale, essenziale per la gestione dei servizi pubblici e la vicinanza ai cittadini.

Età media e rappresentanza di genere

Volendo completare la panoramica fatta dall’Istat e ricorrendo agli ultimi dati resi noti dall’Inps a novembre 2024, elaborati dall’Osservatorio sui lavoratori pubblici, in Italia per quanto concerne l’età emerge che, nel 2023, la classe di età modale è quella tra i 55 e i 59 anni con 680.222 lavoratori (18,5% sul totale), mentre il 77,5% del totale ha età maggiore o uguale a 40 anni.

Tenendo conto dell’età pensionabile, quindi, si può stimare che nell’arco di 10 anni (circa) oltre un terzo dei dipendenti pubblici transiterà alla pensione.

Rispetto al genere, le donne superano gli uomini sia nel complesso con un’incidenza di oltre il 60%, sia in gran parte delle classi di età con quote sempre vicine al 60%. Fanno eccezione le classi fino a 19 anni e da 20 a 24 anni dove l’incidenza del genere femminile è rispettivamente del 39% e 43%.

Quando guadagna un dipendente pubblico

Sempre secondo i dati dell’Osservatorio Inps, la retribuzione media annua nel 2023 di un dipendente pubblico è risultata essere pari a 35.141 euro, ma aumenta al crescere dell’età fino a stabilizzarsi dai 50 anni in poi ed è costantemente più alta per il genere maschile (40.901 euro contro 31.419 euro per le donne nel totale).

Il gender pay gap è massimo nella classe di età 20-24 anni, in cui la retribuzione media delle lavoratrici è pari al 69,4% di quella delle controparti maschili, e tocca il minimo nella classe 60-64 anni in cui la retribuzione media delle donne è pari all’82,3% di quella degli uomini.

La formazione nella Pa

Come confermano anche i dati del Censimento Istat invece, c’è stata in contemporanea una maggiore attenzione alla formazione del personale pubblico. Le istituzioni, infatti, hanno investito in attività formative per il loro personale, con un ampio programma che include corsi di aggiornamento, specializzazione e preparazione alle funzioni istituzionali.

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Le aree tematiche delle attività formative coprono una vasta gamma, dal miglioramento delle competenze professionali a temi di innovazione sociale, gestione ecosostenibile e gestione dei servizi pubblici.

Questi corsi sono pensati non solo per migliorare la qualità del servizio pubblico, ma anche per supportare la crescita professionale dei lavoratori e superare i limiti emersi fino ad ora dal sistema. L’obiettivo è rendere il posto pubblico di nuovo appetibile, in un periodo in cui in sempre più comparti delle Pa mancano lavoratori.





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