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Sangalli a Mattarella: “siamo un tassello indispensabile della storia del Paese e del suo futuro”


Il Capo dello Stato ha visitato la mostra “Ricordare il futuro”. Dal presidente confederale la sottolineatura che Confcommercio è “luogo privilegiato del fare impresa per giovani e donne”, oltre che “modello di vita e di lavoro che dà forma alle nostre città e alle qualità del vivere comune”.

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“Ricordare il futuro”: è il titolo della mostra che racconta la storia e l’identità associativa di Confcommercio in occasione dei suoi 80 anni. L’esposizione è stata visitata all’Auditorium Parco della Musica di Roma dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accompagnato dal presidente Carlo Sangalli e dai componenti del Consiglio confederale. Nell’occasione Sangalli ha evidenziato che Confcommercio arriva “a questo ottantesimo compleanno con la responsabilità e l’orgoglio di rappresentare la parte maggioritaria delle imprese italiane, quel terziario di mercato che sostiene gran parte dell’occupazione e alimenta innovazione e sviluppo”. E sentendosi “luogo privilegiato del fare impresa per giovani e donne”, oltre che “modello di vita e di lavoro che dà forma alle nostre città e alle qualità del vivere comune” e “tassello indispensabile della storia del Paese e del suo futuro”.

 

Di seguito il testo integrale letto dal presidente di Confcommercio

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Signor Presidente della Repubblica, Autorità, gentili ospiti, amiche e amici della Confcommercio, buonasera a tutti voi e benvenuti. È veramente un’occasione eccezionale poter avere con noi, per la seconda volta in meno di un anno, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Permettetemi di rivolgergli ancora una volta il nostro vivissimo ringraziamento.

Il 25 aprile del 1945 l’Italia veniva liberata dall’occupazione e dalla guerra. La mattina del 26 aprile 1945, Paolo Emilio Taviani (il partigiano Pittaluga, ricordato anche dal Presidente Mattarella nel suo discorso di Genova sabato scorso) a nome del Comitato di Liberazione Nazionale annunciava via radio “Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo di esercito si è arreso ad un popolo”.  Dalle crepe della storia entrava, 80 anni fa, la luce del futuro.

Una manciata di giorni dopo, il 29 aprile, veniva fondata la Confcommercio, come confederazione delle libere associazioni di commercianti, già diffuse lungo il nostro Paese. Il 29 aprile 1945 cominciava così – dalla libertà d’intraprendere e dalla volontà di ripartire – quella “storia di popolo” chiamata Confcommercio.  Una storia che è iniziata nel momento in cui tante storie, personali e associative, hanno deciso di mettersi insieme.

Quando siamo nati, l’Italia era un Paese agricolo, diventato poi nel volgere di pochi anni un grande Paese industriale.  Sotto il cappello della nostra Confederazione si trovava “il resto” dell’economia diffusa, che talvolta stentava addirittura a riconoscersi nella dignità di impresa. La nostra storia collettiva decennio dopo decennio, al commercio, ha aggiunto nel nome – e nell’identità – anche il turismo, i servizi, i trasporti, le professioni e, infine, la cultura. Ci siamo scoperti, come ci ha definito proprio il Presidente della Repubblica a giugno scorso, “protagonisti del divenire d’Italia”.

E arriviamo oggi a questo ottantesimo compleanno con la responsabilità e l’orgoglio di rappresentare la parte maggioritaria delle imprese italiane, quel terziario di mercato, che sostiene gran parte dell’occupazione e alimenta innovazione e sviluppo. È il luogo privilegiato del fare impresa per giovani e donne. E, forse ancor più importante, raggiungiamo questi 80 anni consapevoli di rappresentare un modello di vita e di lavoro che dà forma alle nostre città e alle qualità del vivere comune.  In questo, e non solo per i compiti che ci dà la Costituzione, ci sentiamo parte responsabile del “bene comune”, costruttori di comunità, tassello indispensabile della storia del Paese. Della sua storia, e anche del suo futuro. Stasera siamo qui proprio per questo: per “ricordare il futuro”.  Per ricordarlo insieme. Per ricordare che insieme possiamo fare la differenza: sul futuro, appunto, sull’economia, sul benessere – e sulla pace – del nostro Paese e dell’Europa.

A proposito di pace, permettetemi di concludere ricordando con commozione le parole di Papa Francesco: “La pace politica ha bisogno della pace dei cuori, affinché le persone si incontrino nella fiducia che la vita vince sempre su ogni forma di morte”.





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