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Ritornano “I Dazi” ….la Politica si riappropria dei Mercati ?


DAZI …e se fosse una occasione per il ritorno ad un “Primato” della Politica?   
 L’America di Trump sorprende tutti o, almeno, sorprende i meno preparati (come del resto noi) sulle effettive scelte della sua amministrazione.

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La “guerra dei dazi” è iniziata ed il mondo occidentale grida allo scandalo, cosa che non ha fatto quando è stata introdotta la globalizzazione (che c’è e resta un vulnus incredibile) che ha ridotto in povertà nera non solo i paesi già poveri, ma larghe fasce della popolazione dei Paesi c.d. ricchi e ad economia occidentale e la moneta elettronica.
La globalizzazione e la moneta elettronica sono un bene ed i dazi sono il male assoluto: questo è il messaggio che passa.
Non siamo economisti e non vogliamo palesarci esperti, ma ci piace ragionare sulle cose. Non ci bastano le spiegazioni per la massa. Sì, ci piace molto ragionare con calma e con metodo: la logica e la storia. 

I dazi non sono una cosa nuovissima, infatti, risalgono al medioevo. 
Servivano per fare pagare le merci che quella data terra importava di più rispetto alle merci che, in quel dato territorio, venivano prodotte. Erano pensati per proteggere i produttori interni rispetto a quelli esterni. 
I Comuni, in tal modo, avevano delle entrate extra ed al tempo stesso proteggevano i propri cittadini, sia se  artigiani od agricoltori. 
I dazi, di per se, rispondono ad una logica forse criticabile ma certa, quella del c.d. protezionismo economico. I dazi privilegiano i prodotti interni e la produzione interna rispetto a quella estera.  Una logica protezionistica in se non è un male necessario.
Allora perché tutti gli analisti sono contrari ai dazi imposti da Trump? 
Vi sono due variabili che, ovviamente, nel mondo dei comuni ai quali i dazi si rifanno non c’erano: la globalizzazione dell’economia (e, quindi, delle finanze), la moneta elettronica introdotta per controlli di massa e sulla massa, le migrazioni (delocalizzazioni) di aziende in paesi meno prosperi per pagare meno la manodopera e le imposte. 
La globalizzazione ha bisogno di mercati aperti dove chi compra e chi vende lo possa fare senza avere gabelle da pagare.

Tutto molto democratico e libero? Ne siamo proprio certi? 
Riteniamo proprio di no; anzi, tutto molto poco democratico e tanto meno libero. La globalizzazione non è necessariamente un bene e non lo è stato. 
Ha portato con se il potere della finanza e del denaro (“pecunia non olet”) ed ha portato con se un cinismo produttivo che non ha protetto i paesi in via di sviluppo (e che non sviluppano mai). 
Si è andati a produrre non dove la manifattura e la produzione era solita avere un mercato (in Occidente), ma nei paesi in cui il lavoro costa quasi zero e le garanzie per i lavoratori sono nulla (o quasi) e le imposte basse o assenti. 
Tutto questo è più democratico ed è più libero? Riteniamo di no; non è questa la libertà che vogliamo. 
La globalizzazione non ha liberato, ma ha legato i Paesi o li ha resi interdipendenti più di quanto non lo fossero già. Come in tutte le cose umane non c’è una soluzione ideale in senso assoluto e non c’è un male assoluto. 
La globalizzazione ha abbassato i prezzi? Assolutamente no. 
La globalizzazione ha arricchito i più ricchi del mondo che con la mera giustificazione del profitto hanno fatto affari in barba ai diritti della persona ed in particolare degli ultimi: violazioni che molto di rado hanno trovato chi le denunciasse .

Ecco, tornando ai dazi il problema che (forse) l’amministrazione Trump non aveva valutato era che un mondo globalizzato in cui le merci viaggiano liberamente ed i profitti si innalzano solo per chi ha il potere di delocalizzare la produzione vendendo a prezzo pieno nei mercati crea un sistema oligarchico del denaro che, ovviamente, si è ribellato alla manovra “Trumpiana”. 
Le prime avvisaglie sono state le scorribande in borsa ed i miliardi bruciati.   Poi la minaccia di contro-mossa rispetto ai dazi americani come l’introduzione di dazi europei o cinesi. Poi l’idea di non acquistare più merci statunitensi. 
Insomma, appena questa moltitudine di arricchiti si accorgerà che i dazi, di fatto, a loro non tolgano nulla perché hanno fatto soldi a palate prima e continuano a farli, il tutto si ricomporrà. 
Costeranno di più i prodotti europei in America, ma siamo proprio sicuri che gli americani non compreranno più i prodotti europei?  Certo che no. 
I brand di lusso andranno sempre bene, come le manifatture europee. Il punto, semmai, è un altro.  
La mossa di Trump ha fatto emergere allo scoperto che le nostre paludate e finte democrazie, in realtà, si reggono su precise regole dittatoriali: quelle dei mercati e non dei diritti (e dei doveri). La mossa di Trump ha ridato respiro ad una politica asfittica ed in netta difficoltà. 
Si è democratici sino a quando si ha un livello di prosperità che permette al ricco di arricchirsi, alla classe media di sentirsi ancora tale (sebbene stordita ed impoverita) ed ai poveri di essere messi sotto il tappeto come fossero polvere. 

Non è il capitalismo che ha ridotto così il mondo come molti credono, anche perché con il sistema economico comunista non sarebbe andata meglio, ma è la totale mancanza di etica e di umanesimo, la finanza manca di umanità. Il nostro futuro non lo possiamo pensare in mano ai mercati ed ai mercanti: sarebbe la fine. Solo una politica che riprenda le redini delle sorti del Mondo può dare speranza. 
Quindi, tornando ai dazi cosa ha fatto Trump con la sua mossa da capitalista navigato ? Ha messo a nudo le fragilità della globalizzazione e, per certi versi, l’ha messa in crisi.
Le borse vanno giù a comando e non perché quelle perdite siano reali: è tutta finzione per arricchire qualcuno e/o impoverire qualcun altro. Ma la mossa di Trump sui dazi ha fatto anche molto di più che pochi hanno veramente compreso. Il mettere i dazi e poi sospenderli, ha riportato al centro dell’analisi la politica. Una politica rozza e fatta da una logica di mercato e di trattative. 
A Trump piace essere al centro di trattative, ma ciò ridisegna (sebbene, in modo elementare) un gioco politico. Una certa politica che piace a Trump, ovvero, quella della mediazione e dell’accordo, ma ha rimesso sul piedistallo la politica. Cosa che si era del tutto persa con il sistema “chiuso” (pare un ossimoro) della globalizzazione. 

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La politica al centro, le scelte degli Stati al centro del sistema globale dell’economia, una bella scossa al sistema dell’economia mondiale che solo un Paese come gli Stati Uniti poteva dare. L’economia tra i paesi non cambierà, ma cambieranno i rapporti diplomatici. Ed anche in questo versante, come è successo per l’Ucraina, l’Europa si è disunita in senso negativo. 
Non c’è una politica comune, non c’è una unità d’intenti e si evidenzia una “corsa” al farsi amico l’alleato americano. Insomma, la solita Europa senza Europa e, quindi, senza politica. 
Allora i dazi di Trump, forse, dovrebbero fare riflettere più che alterare e, forse, un ritorno a considerare che l’economia non è globale, ma è locale e nel globale si perde la ricchezza del particolare e ci fa del male. 
Non brindiamo ai dazi, ma (e, forse, non è merito di Trump) queste misure aiutano a farci capire in quale imbuto abbiamo cacciato intere generazioni di giovani e quali insegnamenti sbagliati gli abbiamo dato e gli stiamo dando. 
Noi, ultimi dinosauri di un’epoca felice, consegniamo un terreno di guerra e di miseria che non ci nobilita, anzi, ci fa essere quello che siamo: dei distruttori di futuro dei nostri figli. 
Soluzioni ve ne sono, basta mettersi lì a pensare, ma la via è in ogni caso: fare prevalere l’etica, l’umanità e l’umano rispetto al profitto ed al denaro. 
Il punto è sempre lo stesso se mettiamo al centro la persona si vince, se mettiamo al centro il denaro (prima o poi) si perde e si perde tutto (anche se non tutti).

BIBLIOGRAFIA  ESSENZIALE 

Elias Canetti – Massa e potere (Adelphi, 2018);

Wolfang Streeck – Globalismo e democrazia (Feltrinelli)

Emmanuel Todd – La sconfitta dell’occidente (Fazi Editore)

Piergiorgio Odifreddi – C’è del marcio in occidente (Raffaello Cortina, 2024)

Alessandro Volpi – I padroni del mondo (Laterza, 2024)

George Orwell – La fattoria degli animali // 1984 // Il potere e la parola (Mondadori)

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Federico Rampini – Suicidio occidentale // Grazie occidente! (Mondadori) 
America (Solferino, 2022) //  Oriente ed occidente (Einaudi, 2020)

 



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