Pochi casi hanno suscitato tanto scalpore quanto quello che ha coinvolto questo gigante dell’e-commerce, accusato di aver orchestrato una vera e propria campagna di stalking contro due blogger che avevano criticato la piattaforma.
Nel 2019, Ina e David Steiner, fondatori del sito EcommerceBytes, sono stati vittime di una serie di intimidazioni da parte di alcuni dirigenti di eBay. Le minacce sono sfociate in una serie di azioni inquietanti, tra cui l’invio di una testa di maiale.
Una campagna di stalking da manuale
Ina e David Steiner gestiscono EcommerceBytes, un sito di riferimento per il mondo dell’e-commerce, fondato nel 1999, che offre notizie e aggiornamenti sulle principali piattaforme di vendita online, tra cui eBay.
Nel 2019, scrivono di una battaglia legale in corso tra eBay e Amazon nella loro newsletter, criticando la piattaforma, e da quel momento inizia per loro un periodo di persecuzioni destinato a culminare in un vero e proprio scandalo.
Prima strani messaggi su Twitter, poi decine di email sospette e la creazione di annunci falsi che diffondevano il loro indirizzo con scopi sessuali. Ma la situazione degenera ulteriormente quando gli Steiner ricevono a casa minacce di morte e pacchi intimidatori contenenti insetti vivi e, dulcis in fundo, la testa insanguinata di un maiale.
I responsabili installano anche un dispositivo GPS sull’auto della coppia per tracciarne i movimenti e inviano riviste pornografiche a nome di David Steiner ai vicini di casa, nel tentativo di isolarli socialmente e psicologicamente.
Il messaggio è chiaro: chi critica eBay rischia grosso.
Chi c’era dietro? Catena di comando e responsabilità
Le indagini hanno portato alla luce una struttura ben organizzata. A capo della campagna di stalking c’era Jim Baugh, responsabile della sicurezza di eBay, insieme ad altri sei dipendenti e collaboratori.
Le prove raccolte hanno mostrato come i vertici dell’azienda fossero profondamente infastiditi dalle critiche degli Steiner.
In particolare, l’allora CEO Devin Wenig avrebbe scritto al suo staff di eliminare quanto pubblicato dai due blogger, definendo Ina Steiner “un troll da abbattere”.
Secondo le carte processuali, l’azienda ha agito con una strategia precisa: intimidire i blogger per farli smettere di scrivere di eBay e, in parallelo, tentare di guadagnarsi la loro fiducia con la cosiddetta white knight strategy, fingendo di offrire aiuto per poi manipolarli dall’interno.
Le condanne e la multa milionaria
La risposta della giustizia non si è fatta attendere. Nel 2020 sono scattate le accuse formali: stalking, ostruzione alla giustizia e corruzione di testimoni.
Jim Baugh è stato condannato a cinque anni di carcere, mentre altri membri del gruppo hanno ricevuto pene detentive o periodi di libertà vigilata.
L’ex CEO Wenig, pur citato nelle indagini, non è mai stato formalmente accusato e ha sempre negato di essere a conoscenza delle azioni dei suoi sottoposti.
Nel gennaio 2024, anche eBay come società è stata condannata a pagare una multa di 3 milioni di dollari, il massimo previsto, per la sua responsabilità nella vicenda.
Il nuovo CEO Jamie Iannone ha definito le azioni dei predecessori sbagliate e riprovevoli, prendendo le distanze dal passato e annunciando nuove misure di compliance interna.
Scandalo e crisi reputazionale: un monito per le imprese
La storia di eBay e dei due blogger resta un caso unico nel suo genere su come la gestione della reputazione aziendale possa sfociare in comportamenti criminali, con conseguenze devastanti sia per le vittime che per la stessa azienda.
Lo scandalo ha segnato profondamente gli Steiner e ha aperto un dibattito internazionale sulla responsabilità delle imprese e sulla tutela della libertà di stampa nell’era digitale.
Oggi la vicenda è ancora al centro di una causa civile che vede coinvolti gli ex dirigenti e consulenti di eBay.
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