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Sardegna: Sulcis in stallo, i sindacati chiedono il rilancio produttivo


Ammortizzatori sociali necessari, ma non sufficienti. È questa la posizione netta espressa dalle sigle sindacali Fiom, Fsm e Uilm, al termine del tavolo di crisi convocato ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), incentrato sulla situazione degli appalti metalmeccanici del Sulcis. Al centro della discussione, i casi delle aziende Portovesme srl, Eurallumina, centrale Enel e Sider Alloys, simboli di un comparto industriale in affanno. I sindacati, presenti all’incontro con le delegazioni nazionali, ribadiscono la funzione transitoria degli strumenti di sostegno al reddito e chiedono misure concrete per la rioccupazione. L’appuntamento odierno – aggiornato al 29 maggio – ha consentito di fare il punto sui lavoratori ancora attivi e quelli già coinvolti in cassa integrazione o mobilità. Ma il quadro resta incerto.

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Fiom, Fsm e Uilm denunciano la mancanza di una visione strategica a lungo termine e criticano l’assenza dell’assessorato regionale all’Industria, rappresentato solo da delegati. A loro giudizio, il futuro dell’area passa da investimenti reali e tempestivi, capaci di riattivare i cicli produttivi e dare una prospettiva stabile ai lavoratori coinvolti. Le organizzazioni sindacali accolgono positivamente i percorsi di formazione annunciati dalla Regione, ma avvertono: devono essere funzionali al rientro in fabbrica. La tutela occupazionale, spiegano, non può ridursi a un sistema di sostegni fine a sé stesso. È necessario ripartire dalla produzione, a partire dallo zinco della Portovesme srl, e riaccendere i motori di un’industria che può ancora offrire sviluppo e occupazione. Secondo i sindacati, il governo deve ora definire strategie basate su dati concreti. Sono stati richiesti numeri aggiornati a Regione e Confindustria, ma intanto i sindacati avvertono: l’attesa è finita.

Ammortizzatori sociali necessari, ma non sufficienti. È questa la posizione netta espressa dalle sigle sindacali Fiom, Fsm e Uilm, al termine del tavolo di crisi convocato ieri al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), incentrato sulla situazione degli appalti metalmeccanici del Sulcis. Al centro della discussione, i casi delle aziende Portovesme srl, Eurallumina, centrale Enel e Sider Alloys, simboli di un comparto industriale in affanno. I sindacati, presenti all’incontro con le delegazioni nazionali, ribadiscono la funzione transitoria degli strumenti di sostegno al reddito e chiedono misure concrete per la rioccupazione. L’appuntamento odierno – aggiornato al 29 maggio – ha consentito di fare il punto sui lavoratori ancora attivi e quelli già coinvolti in cassa integrazione o mobilità. Ma il quadro resta incerto.

Fiom, Fsm e Uilm denunciano la mancanza di una visione strategica a lungo termine e criticano l’assenza dell’assessorato regionale all’Industria, rappresentato solo da delegati. A loro giudizio, il futuro dell’area passa da investimenti reali e tempestivi, capaci di riattivare i cicli produttivi e dare una prospettiva stabile ai lavoratori coinvolti. Le organizzazioni sindacali accolgono positivamente i percorsi di formazione annunciati dalla Regione, ma avvertono: devono essere funzionali al rientro in fabbrica. La tutela occupazionale, spiegano, non può ridursi a un sistema di sostegni fine a sé stesso. È necessario ripartire dalla produzione, a partire dallo zinco della Portovesme srl, e riaccendere i motori di un’industria che può ancora offrire sviluppo e occupazione. Secondo i sindacati, il governo deve ora definire strategie basate su dati concreti. Sono stati richiesti numeri aggiornati a Regione e Confindustria, ma intanto i sindacati avvertono: l’attesa è finita.

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