Dopo 40 anni, il nucleare torna nel dibattito italiano. Competenze e innovazione al centro, ma servono regole chiare, investimenti e cooperazione europea per coglierne le opportunità
Dopo quasi 40 anni, il dibattito sul nucleare in Italia torna a farsi strada: la produzione globale è destinata a crescere, pur mantenendo stabile il suo peso nel mix energetico. Il nostro Paese può giocare un ruolo chiave grazie a solide competenze industriali e di ricerca, puntando su tecnologie innovative come gli Small Modular Reactor (SMR). Per renderlo realtà, è necessario un quadro normativo chiaro, incentivi per attrarre investimenti e rafforzare la cooperazione europea. È quanto emerge dal nuovo brief della Direzione Strategie Settoriali e Impatto di Cdp, dal titolo “Il dibattito sul nucleare in Italia: stato dell’arte e prospettive”, che analizza gli sviluppi globali e le opportunità legate all’energia nucleare di nuova generazione.
Nucleare di nuova generazione: un’opportunità per l’Italia
Negli anni ’80, l’Italia ha scelto di abbandonare l’energia nucleare in seguito al referendum del 1987, un’onda di consenso che ha preso piede dopo la tragedia di Chernobyl. Da allora, però, lo scenario globale è cambiato radicalmente. Se nel 2023 a livello mondiale erano operativi 410 reattori nucleari, con una capacità complessiva di 371 GW, la generazione di energia nucleare è destinata a crescere significativamente nei prossimi anni. Secondo le stime dell’International Energy Agency (IEA), nel 2030 la produzione nucleare raggiungerà quasi 4.000 TWh, per arrivare a circa 5.500 TWh nel 2050. Tuttavia, nonostante questa crescita, la quota nucleare sul totale della domanda elettrica globale è destinata a rimanere stabile nei prossimi decenni, riducendosi addirittura al 7,7% entro il 2050, a causa dell’aumento della domanda di energia.
In questo contesto di forte evoluzione, la riflessione sul nucleare in Italia si inserisce in una fase di rafforzamento politico e industriale. L’Italia, infatti, possiede competenze consolidate lungo tutta la filiera dell’energia nucleare, con circa 70 aziende specializzate e una ricerca all’avanguardia che le conferisce un ruolo significativo a livello internazionale. La questione centrale resta, però, quella tecnologica. L’Italia può puntare su impianti nucleari di nuova generazione, come gli Small Modular Reactor (SMR), reattori di piccole dimensioni che potrebbero essere operativi già dal prossimo decennio. Questi impianti offrono vantaggi non solo in termini di sicurezza e sostenibilità, ma anche per la loro capacità di integrarsi in contesti industriali e nella produzione di idrogeno verde, rispondendo così a esigenze multiple.
Le sfide e le incertezze del nucleare in Italia
Tuttavia, nonostante il potenziale, i costi di investimento e la variabilità tecnologica rimangono ostacoli da superare. A questi si aggiungono le incertezze regolatorie e la necessità di conquistare l’accettazione pubblica, elemento fondamentale per la realizzazione di qualsiasi progetto nucleare.
Per rendere il nucleare una componente efficace del mix energetico italiano nel breve termine, è necessario un intervento strategico. La chiave potrebbe trovarsi nell’adozione di un quadro normativo favorevole, che incentivando gli investimenti sulle capacità industriali già esistenti, possa facilitare la riconversione al nucleare. Non meno importanti sono i finanziamenti e le collaborazioni europee, che, grazie anche alla nuova disciplina sugli aiuti di Stato dell’Unione Europea, potrebbero sostenere concretamente lo sviluppo del settore.
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