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“Lo sci è ancora centrale ma il futuro è diversificare”, come la Paganella si adatta alla crisi climatica? “Gli impianti sono strategici, sempre di più d’estate”


ANDALO. Le sfide che affronta la montagna in chiave turistica? Crisi climatica, destagionalizzazione e diversificazione dell’offerta. Quale futuro per l’industria dello sci? Come un inverno meno “affidabile” consente di strutturare l’estate? Tra le prime destinazioni a porsi i quesiti c’è stata l’Azienda per il turismo Paganella Dolomiti.

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“Il nostro percorso è iniziato nel 2019 prima dell’emergenza Covid con l’incontro FutureLab per iniziare a ragionare sul futuro della destinazione: gli impatti della crisi climatica sono evidenti e siamo a conoscenza della quota della nostra area”, commenta Luca D’Angelo, direttore dell’Azienda per il turismo Paganella Dolomiti. “Abbiamo avvertito l’importanza di dare maggiori garanzie al settore sul fronte del prodotto e delle esperienze. L’obiettivo è, per quanto possibile, essere ‘season free’. Questo non significa un tessuto imprenditoriale operativo nella sua completezza ma comunque poter contare sulla stagionalità molto dilazionata”.

 

Nonostante le difficoltà e le incertezze che ormai caratterizzano l’inverno, in particolare per le precipitazioni sempre più scarse e le temperature più elevate, la stagione appena trascorsa è stata comunque positiva. Si riparte da qui.

 

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“La situazione è sicuramente complessa ma c’è un progresso tecnologico e gli impianti continuano a investire”, aggiunge D’Angelo. “Lo sci è ancora centrale e resterà un pilastro fino a quando è possibile. E’ un prodotto forte con tantissimi anni di storia alle spalle e oggi senza alternative. Non ha senso trovare un sostituto unico, ma l’inverno può essere declinato sulle esperienze. E’ necessario poi evidenziare che gli ospiti che non scendono in pista utilizzano le seggiovie, strategiche tanto in inverno quanto sempre di più anche in estate”.

 

E per questo si guarda anche alle proposte che valorizzino gli impianti. “Il lavoro con le società, in particolare con il segmento bike, ha permesso di estendere le aperture da Pasqua fino al periodo di Ognissanti. La stagione è lunghissima. Un flusso costante a visitare la destinazione si accompagna a molti aspetti positivi: il raggiungimento di nuovi mercati, la possibilità di sviluppare prodotti diversificati, ridurre il rischio di impresa, gestire le presenze e migliorare anche l’occupazione”.

 

Si cerca di destagionalizzare, più facile a dirsi che a farsi. “Non c’è la necessità di avere a disposizione il 100% dei posti letto, non avrebbe senso e sarebbe per certi versi pure controproducente”, prosegue D’Angelo. “L’idea è di uscire dalla logica di una stagionalità stretta e stressante: gli sforzi e gli investimenti sono in questa direzione per allineare ospitalità e servizi. Certo, non è una questione banale, organizzativa in primis, perché molti esercizi sono a conduzione familiare. E’ un percorso che però è stato intrapreso con consapevolezza e la mentalità si sviluppa per lavorare sulla stagionalità più ampia. 

 

La Paganella è stata tra le prime destinazioni a credere nelle attività alternative, l’Azienda per il turismo spazia fino a San Lorenzo Dorsino e alla Rotaliana.

 

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“La differenziazione però non è verticale sulle singole specificità. Anche il nuovo brand punta sull’idea di lavorare sulla diversità integrata“. Cioè? “I valori e le visioni sono generali ma le singole località interpretano queste dinamiche in modo diverso. Le decisioni e le scelte non possono essere adattati a tutti, un approccio di questo tipo sarebbe un errore. Poi gli ospiti si muovono e questo permette di valorizzare i territori con le varie peculiarità, l’enoturismo nella piana Rotaliana o il borgo a San Lorenzo Dorsino. Questo ci permette di traghettare gli eventi e i prodotti tra l’inverno e l’estate“.

 

A Molveno si lavora con un progetto sperimentale sulla gestione dei flussi. “C’è grande attenzione per mantenere elevati gli standard di qualità dei servizi. Tra lago d’estate e Andalo in inverno. Le dinamiche si assomigliano ma devono essere affrontate con approcci diversi”. Si punta anche sugli eventi. “Sono importanti e fondamentali ma devono rispettare alcuni paletti, come la coerenza con i valori e l’identità. Inoltre agevola la gestione dei picchi con la possibilità di raggiungere i mercati internazionali”.

 

Però si cerca di non compiere il passo più lungo della gamba, l’industria delle neve resta irrinunciabile. “E’ giusto riconoscere che oggi esistono sensibilità ambientali diverse e che non tutti i nuovi investimenti in ambito impiantistico si possono considerare strategicamente necessari. Ma per una destinazione come la nostra, strutturata e orientata all’accoglienza turistica, il sistema degli impianti di risalita resta una leva fondamentale, non solo per l’inverno, ma anche per sostenere processi di diversificazione dei flussi, impatto economico positivo sulla comunità e la ricerca di uno sviluppo più equilibrato”, conclude D’Angelo.





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