Dalla rinascita di Condotte 1880 alla promozione dell’arte con la Fondazione Sorgente Group: Valter Mainetti investe nella cultura, nell’identità italiana e nelle grandi opere mentre affronta anche una sfida giudiziaria, immancabile in “questa” Italia e di cui pure abbiamo scritto se non altro per non trasformare automaticamente in condanna mediatica, con effetti gravi e immediati anche su aziende e collaboratori del suo gruppo, un’inchiesta giudiziaria non ancora arrivata, se ci arriverà, a processo giudiziario, l’unico i cui effetti dovrebbero essere presi a riferimento per trarre conclusioni e generare conseguenze nel rispetto della parità dei diritti dell’accusa, della difesa e, in primis, della persona. Noi ne sappiamo qualcosa…
Ma Mainetti, cavaliere del lavoro e professore ad honorem dell’Università di Parma, anche per questo è una figura che incarna l’Italia di oggi, un’Italia sempre più frammentata tra emergenze economiche e crisi culturali, in cui, però, c’è ancora chi continua a credere nella forza costruttiva dell’impresa e nella capacità del patrimonio artistico di generare identità.
Uno di questi è Valter Mainetti, che conosciamo personalmente dai tempi del processo di I grado a parte dei vertici di Banca Popolare di Vicenza, e da allora lo frequentiamo anche se spesso solo a distanza.
Classe 1947, romano, editore del quotidiano “Il Foglio“, è oggi il volto di una delle realtà imprenditoriali più poliedriche del panorama nazionale: il Sorgente Group, attivo nei settori immobiliare, finanziario e culturale. Ma il suo nome è legato anche al rilancio, nel 2023, della storica Condotte 1880, acquisita attraverso la Tiberiade Holding: un’operazione da 345 milioni di euro che ha salvato e rilanciato una delle imprese infrastrutturali italiane più longeve e simboliche, fondata, appunto, nel 1880.
Mainetti l’ha definita una “missione patriottica”: riportare Condotte in auge significa non solo recuperare 145 anni di storia industriale, ma anche contribuire attivamente allo sviluppo infrastrutturale del Paese e al suo ruolo strategico nel Mediterraneo. Un esempio? L’impegno in Algeria, dove Condotte è oggi protagonista del rinnovamento dei trasporti.
Ma la visione di Valter Mainetti, la cui figlia Veronica lo supporta negli Usa, non si ferma ai numeri e ai cantieri.
“Attorniato” da Stefano, il fratello compositore, e dai figli, appassionati e “costruttori” di arte (Veronica, oltre a supportarne le attività negli Usa, uno dei luoghi di origine della attività della famiglia, è un’attivista ambientale e una Visual artist, e Gabriele, il regista di Jeeg Robot e non solo), l’imprenditore romano da sempre coltiva una passione profonda per l’arte e la bellezza, che si è tradotta nel 2007 nella creazione della Fondazione Sorgente Group, con la moglie Paola. La Fondazione è una realtà no-profit che promuove cultura e identità italiane attraverso mostre, restauri, collaborazioni scientifiche e attività editoriali.
Nel suo patrimonio figurano capolavori dell’arte antica greco-romana, ma anche dipinti dal XV al XIX secolo, con particolare attenzione al barocco emiliano e al vedutismo romano del ’700. In evidenza: la collezione di Vedute romane che celebra la grandezza storica e urbanistica della capitale, esposta anche in Cina in occasione di mostre che hanno riscosso grande successo a Pechino.
Il collezionismo per Mainetti non è esibizione, ma responsabilità culturale: «Un modo per restituire all’Italia un pezzo del suo splendore», ha dichiarato in più occasioni. La sua passione si è trasformata in missione pubblica, come nel caso del restauro del Teatro Quirino o della valorizzazione della scultura neoclassica attraverso il progetto “Italia in Scultura”.
Nel cuore delle sue iniziative pulsa sempre l’idea di una bellezza accessibile, partecipata, radicata nel territorio ma con ambizione internazionale. Non è un caso se, in questi giorni di Pasqua — simbolo di rinascita — proprio Valter Mainetti rappresenti con il suo impegno il volto di una rinascita possibile per l’Italia: una rinascita fatta di cultura, di opere tangibili, di rispetto per la storia e di visione per il futuro.
Perché, come dice lui stesso, «non c’è sviluppo vero se non è anche umano e culturale». E forse è questo il suo messaggio più autentico: il bello, come l’impresa, può essere un atto politico e civile.
Giudici permettendo…
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