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Cassino. Stellantis, una crisi senza precedenti


Una crisi senza precedenti quella che avvolge il settore dell’automotive con uno stabilimento che inanella solo record negativi, dalla flessione del 45% della produzione trimestrale, al numero degli operai rimasti (2.500) fino agli stipendi decurtati a causa del perenne ricorso agli ammortizzatori sociali. Con l’incubo delle nuove ed eventuali fuoriuscite incentivate su base volontaria (600 gli esuberi) alle porte.

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Fabbrica o indotto non fa differenza, l’emergenza è unica.
«Le fermate sono diventate ormai una costante – dichiara Mirko Marsella, segretario provinciale della Fim Cisl – da gennaio ad oggi sono più le giornate di fermo che quelle di lavoro, la situazione è peggiorata anche rispetto ai primi mesi dello scorso anno che già aveva fatto registrare dei numeri elevatissimi di giornate di stop. Quindi la situazione è sempre più grave e bisogna intervenire con Stellantis ma anche con il Ministero che si è fatto da garante su questa partita. Bisognerà capire quando inizieranno i nuovi modelli su Cassino e, soprattutto, le motorizzazioni ibride.

In questo momento, c’è bisogno che si faccia chiarezza sul futuro industriale così come è logico parlare di integrazione di salario per i lavoratori del settore automotive perché ormai siamo in crisi da diversi anni, anche se questa è una crisi diversa rispetto alle precedenti. Ma ripeto, dura da troppo tempo e purtroppo sicuramente non finirà presto. Quindi con Stellantis, Governo e regioni bisogna fare un discorso di integrazione perché già chi un lavoro ce l’ha e non ha ammortizzatori sociali fa fatica arrivare alla fine del mese perché i salari in Italia sono i più bassi rispetto a tutti i paesi europei, c’è un’inflazione che – è vero – che è diminuita rispetto all’anno scorso ma con tutto quello che sta accadendo a livello internazionale probabilmente ricomincerà a salire, quindi su questo aspetto, bisognerà comunque aprire un discussione.

Bisogna difendere lo stabilimento, difendere le aziende ancora vive sul territorio del cassinate anche se la stragrande maggioranza lo sono grazie agli ammortizzatori sociali. È altrettanto vero che oltre alla discussione dell’integrazione al reddito bisogna iniziare anche una discussione per capire come attrarre nuovi investimenti sul territorio perché la situazione è drammatica, oggi ma nei prossimi mesi, nei prossimi anni continuerà a peggiorare perché anche le opportunità lavorative del territorio purtroppo sono pochissime vista la situazione del settore automotive che è stato sempre il volano dell’economia del Cassinate e il numero di giovani che inizia ad abbandonare il territorio è in costante aumento e questo noi non possiamo più permettercelo. Quindi anche qui una discussione per capire come attrarre nuovi investimenti e nuove aziende al di là del settore automobilistico».

Lo sciopero
Ma ieri era anche la giornata della seconda tranche (4 ore) del quarto sciopero per il rinnovo del contratto metalmeccanico.
«Anche lo sciopero di questa volta è andato bene per quanto riguarda i numeri, siamo intorno all’80% così come accaduto lunedì, siamo arrivati già a 32 ore e questo dimostra la vicinanza dei lavoratori e l’importanza che danno alla trattativa sul rinnovo del contratto. Chiaramente visti i numeri quello che ci aspettiamo adesso è che Federmeccanica si assuma la responsabilità di convocare finalmente il tavolo della trattativa, di entrare nel merito e di discutere i punti proposti da Fim, Fiom e Uilm, i famosi 11 punti. È chiaro che se neanche queste otto ore di sciopero serviranno per riaprire la trattativa continueremo ad andare avanti con la lotta e continueremo a fare manifestazioni e presidi e scioperi nei luoghi di lavoro. Fim, Fiom e Uilm sono compatti nell’andare avanti così come abbiamo notato dalle assemblee svolte che c’è unione e convinzione anche dei lavoratori sul fatto che l’unico strumento per riaprire la trattativa è quello della lotta».



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