Anche nel 2025, come ogni anno, milioni di famiglie italiane si riuniranno per celebrare la Pasqua. È una delle ricorrenze religiose più importanti del calendario cristiano, simbolo di rinascita e condivisione: tuttavia, dal punto di vista giuridico e lavoristico, la Pasqua non è equiparata alle altre festività nazionali riconosciute dal nostro ordinamento.
Questo significa che, pur essendo una giornata celebrata a livello nazionale, non comporta automaticamente le tutele economiche e contrattuali previste per le altre festività civili, come ad esempio il diritto al compenso aggiuntivo quando la ricorrenza cade di domenica (e quindi si parla di festivo non goduto).
Come previsto dalla legge, nei giorni festivi riconosciuti i lavoratori dipendenti possono astenersi dal lavoro percependo comunque la normale retribuzione. E quando la festività coincide con una domenica – giorno già normalmente non lavorativo per molti – spetta un bonus in busta paga: un’indennità aggiuntiva che corrisponde, nella sostanza, a una giornata lavorativa in più.
Se invece la festività non goduta cade in un sabato o in altra giornata non lavorativa, la maggior parte dei contratti collettivi nazionali (Ccnl) prevede un giorno extra di permesso retribuito, da utilizzare in un altro momento, a scelta del lavoratore o secondo accordi con il datore di lavoro.
Ma quando si parla di Pasqua, bisogna fare attenzione: nonostante il suo valore simbolico e religioso, non è considerata per legge una festività nazionale, e ciò ha ripercussioni anche in busta paga.
Quali sono le festività nazionali riconosciute per legge?
A indicare in modo ufficiale le festività civili è l’articolo 2 della legge n. 260 del 27 maggio 1949, poi modificato dalla legge n. 54 del 1977, che ha ridotto alcune ricorrenze festive per esigenze economiche e di produttività. Ecco le festività che, a oggi, sono tutelate pienamente dalla normativa:
- 25 aprile: Anniversario della Liberazione
- Lunedì dopo Pasqua, la Pasquetta
- 1° maggio: Festa del Lavoro
- 15 agosto: Assunzione di Maria
- 8 dicembre: Immacolata Concezione
- 26 dicembre: Santo Stefano
- tutte le domeniche dell’anno
Come si può notare, la Pasqua non compare in questo elenco, proprio perché cade sempre di domenica, e la festività religiosa viene considerata già “coperta” dal giorno di riposo settimanale. Ma, a differenza delle altre domeniche in cui ricadono le altre festività, la Pasqua non dà diritto ad alcuna compensazione economica aggiuntiva.
Cosa succede il 20 aprile 2025?
Nel 2025, la Pasqua cade domenica 20 aprile. Come per tutte le domeniche, la maggior parte dei dipendenti non lavorerà, ma non riceverà alcun bonus in busta paga come invece accade quando una festività nazionale ricade di domenica.
Chi sarà impiegato quel giorno non riceverà maggiorazioni specifiche legate alla festività, ma soltanto le eventuali aumenti se previsti dal proprio Ccnl per il lavoro domenicale. Questo vale ad esempio per il personale sanitario, i lavoratori del settore turistico, della sicurezza o della ristorazione.
Le tutele si applicano il giorno dopo: Pasquetta
Discorso ben diverso per il Lunedì dell’Angelo (Pasquetta), che è invece riconosciuto espressamente dalla legge come festività nazionale. In quella giornata valgono tutte le regole tipiche delle festività civili: diritto al riposo retribuito, indennità o riposi compensativi in caso di lavoro svolto, permessi sostitutivi in caso di festività non goduta.
Pasquetta rappresenta quindi, anche dal punto di vista contrattuale, l’unica vera festività pasquale tutelata dal punto di vista economico.
Controlla il tuo contratto collettivo
Va sempre ricordato che i contratti collettivi nazionali di lavoro possono prevedere trattamenti migliorativi rispetto a quanto stabilito dalla normativa nazionale. Alcuni Ccnl, ad esempio, potrebbero equiparare la Pasqua a un giorno festivo, prevedendo quindi maggiorazioni o permessi compensativi anche per quella giornata, se lavorata.
Per questo motivo, prima di escludere con certezza il diritto a un compenso aggiuntivo per domenica 20 aprile 2025, è sempre buona norma consultare il contratto collettivo applicato al proprio settore di appartenenza o chiedere chiarimenti al proprio ufficio del personale o al sindacato di riferimento.
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