I rincari delle materie prima a monte si ripercuotono sugli scaffali. Ma per le uova un forte impatto viene anche dal costo dei gadget
La sorpresa delle uova di Pasqua quest’anno è quella del prezzo, schizzato alle stelle su tutte le marche più note vendute nelle catene della grande distribuzione. Ma non scherzano nemmeno le colombe, in questo caso gravate dall’eccezionale rincaro del burro e delle uova (di gallina).
Per le uova pesa il caro-cacao, ma soprattutto il marketing
Il rincaro della principale materia prima delle uova, il cacao, si era già fatto sentire da tempo a causa di una diminuita produzione a monte. Le quotazioni del cacao hanno raggiunto il record di 12mila dollari la tonnellata a fine 2024, e viaggiano attualmente attorno agli 8.000 dollari, contro i 2.900 dollari del marzo 2023, con un incremento di oltre il 175% e impatti diretti sui prezzi al dettaglio di tutti i prodotti a base di cacao.
Così, che sia al cioccolato al latte o fondente, i rincari delle Uova di Pasqua per le marche più note, al netto di offerte o promozioni dei supermercati, si attestano a quota +30% rispetto allo scorso anno, ma possono arrivare a oltre il +40% nel caso di uova di gamma medio-alta, il cui prezzo a singola confezione può superare i 22 euro (oltre 70 euro al kg), dice un’indagine del Codacons. Colpite anche le uova di cioccolato destinate ai più piccoli, con aumenti che partono da +8,3% e arrivano a +33%. Altroconsumo segnala rincari del 5,4%, mentre il Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) registra punte del +20% e un prezzo al chilo che per alcuni marchi ha raggiunto gli 80 euro.
Ma non è nemmeno tutta colpa del prezzo del cacao a monte: ci sono anche ragioni più commerciali e di marketing, dice Altroconsumo. Quel che incide di più sul prezzo è la sorpresa che c’è dentro e i costi che le aziende dolciarie sostengono per pagare le licenze di personaggi e gadget super-popolari o loghi legati ai gusti dei bambini (società sportive, cartoni animati, bambole, serie tv, ecc.), in grado di attirare i bambini. L’Associazione fa alcuni esempi: il prezzo dell’uovo Bauli al latte è di 52,6 euro al chilo, mentre l’uovo Bauli di Masha e orso sale a 73 euro al chilo. La Kinder ha mantenuto invariati i prezzi delle uova da 220 e 320 grammi, mentre quelle da 150 grammi sono rincarate dell’8%, passando da 11,99 a 12,99, dice l’associazione. E nemmeno i discount sono esenti da questa corsa: l’uovo Favorina, venduto da Lidl è aumentato del 37,6% e quello Eurospin del 20%.
In volo anche i prezzi delle colombe anche fino a un +36%
Non è una buona strategia nemmeno dirottarsi allora sulle colombe: che siano tradizionali o farcite, il dolce tradizionale pasquale registra incrementi di prezzo non indifferenti: l’indagine del Codacons rivela che per le marche più commercializzate in Italia i rincari sono nell’ordine del 21% rispetto allo scorso anno, ma con dei distinguo. Se il prezzo della colomba classica sale, a seconda della marca e del punto vendita, tra il 6% e il 9% rispetto allo scorso anno, quelle farcite al cioccolato (con gocce di cioccolato, glasse o creme al cacao, ecc.), segnano aumenti più pesanti, tra il 18% e il 36%. l rincaro ha superato ogni aspettativa: a fine marzo Federconsumatori aveva stimato “solo”un +6% medio. Ma dall’analisi dei prezzi allo scaffale, anche Altroconsumo ha rilevato un +20%, con un prezzo al chilo di due euro in più: dai 9,98 euro del 2024 ai quasi 12 di oggi.
Anche il burro, materia prima base della colomba, ha registrato incrementi astronomici, pari a +83% su base annua secondo gli ultimi dati della Commissione Europea, con le quotazioni che hanno superato gli 8.300 dollari a tonnellata. In fondo alla filiera il burro, segnala il Crc, vede un rincaro del +19,7% e le uova (stavolta quelle di gallina) del +4,4%
Gli imprenditori dell’industria dolciaria fanno i conti con aumenti dei costi di produzione. “Rispetto allo scorso anno stiamo facendo i conti con un ulteriore incremento del costo del cacao, cui si aggiunge un rincaro di circa il 50% per il burro e del 10% per le uova”, spiega Marco Brandani, amministratore delegato di Maina che conferma però un andamento della produzione in “linea con lo scorso anno”. Secondo Guido Gobino i rincari non risparmiano inoltre le nocciole del Piemonte che “sono raddoppiate di prezzo sul 2024”. I prodotti pasquali sembrano invece esclusi, per il momento, dall’impatto dei dazi Usa, prima introdotti e poi sospesi per 90 giorni (quindi fino a luglio) dal presidente americano Donald Trump
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