“Non meritiamo di essere prese in giro dalle massime istituzioni di questo Paese”. È un grido di rabbia e frustrazione quello lanciato dalle lavoratrici del gruppo La Perla, che denunciano l’ennesima promessa mancata da parte del governo. Ancora una volta, un’occasione concreta di tutela per decine di donne è sfumata nel silenzio.
Secondo i sindacati, nel Decreto sulla pubblica amministrazione non è stato inserito l’emendamento che avrebbe garantito sei mesi di proroga degli ammortizzatori sociali per 50 lavoratrici impiegate nelle due aziende del gruppo in liquidazione. Un intervento ritenuto cruciale per evitare la dispersione di competenze e professionalità uniche in un marchio storico del Made in Italy.
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Sindacati: “I tecnici avevano istruito l’emendamento. Il ministero ha scelto di non presentarlo”
Durissime le dichiarazioni di Stefania Pisani (Filctem-Cgil) e Mariangela Occhiali (Uiltec-Uil): “Ricordiamo alla ministra Calderone che noi, lavoratrici e lavoratori, viviamo di concretezza, non di chiacchiere. Anche questa volta le promesse sono rimaste parole vuote. Il ministero del Lavoro ha scelto di non presentare l’emendamento, pur essendo stato istruito dai tecnici. Così facendo, ha compromesso ogni possibilità di rilancio del gruppo La Perla”.
Le sindacaliste attaccano duramente: “Parliamo di donne che da mesi non ricevono alcuna forma di sostegno economico e che continuano a lottare perché credono nel futuro della propria azienda. È indegno di un Paese civile che quanto detto ai tavoli istituzionali venga sistematicamente disatteso. Ora basta: vogliamo risposte. La pazienza è finita”.
L’assessore regionale Paglia: “Venuti meno gli impegni presi, ferita alla collaborazione istituzionale”
A sostenere la protesta anche Giovanni Paglia, assessore al Lavoro della Regione Emilia-Romagna, che parla di “ferita al clima di collaborazione”. In una nota diffusa dopo l’ufficializzazione del mancato emendamento, Paglia sottolinea: “Dopo ore di contatti e attese, dobbiamo constatare che non c’è traccia dell’annunciato emendamento in Commissione Lavoro alla Camera. È gravissimo: due ministri avevano preso impegni precisi con sindacati e lavoratrici”.
Il provvedimento avrebbe garantito una continuità occupazionale, in attesa che l’azienda venga ceduta a un nuovo soggetto industriale. “Una scelta grave da parte della maggioranza di governo – insiste l’assessore – che rischia di compromettere ogni possibilità di soluzione positiva per la vertenza La Perla”.
Anche il deputato De Maria (Pd) attacca il governo: “Impegni disattesi, servono atti immediati”
Sulla questione è intervenuto anche Andrea De Maria, deputato bolognese del Partito Democratico: “Il decreto sulla pubblica amministrazione rappresentava il veicolo legislativo perfetto per approvare l’emendamento. Era un impegno preciso, assunto pubblicamente. Invece il governo non lo ha nemmeno presentato. Si rimedi subito, altrimenti saranno necessarie nuove iniziative parlamentari. Le lavoratrici non possono più aspettare”.
Non solo La Perla: anche la vertenza Menarini preoccupa le istituzioni bolognesi
Quella di La Perla non è l’unica crisi industriale che tiene con il fiato sospeso Bologna e il suo territorio. Anche la situazione della Menarini (ex Industria Italiana Autobus) desta forte preoccupazione. “Comune e Città metropolitana sono al fianco dei lavoratori – ha dichiarato Stefano Mazzetti, delegato al Lavoro – e denunciano che gli accordi firmati a dicembre non sono stati rispettati. L’azienda ha avviato licenziamenti unilaterali fuori da ogni procedura concordata con le parti sociali”.
Mazzetti ha ribadito la partecipazione degli enti locali al tavolo regionale convocato per il 23 aprile, esprimendo la volontà di salvaguardare i posti di lavoro e la permanenza sul territorio di aziende storiche dell’economia bolognese.
Le lavoratrici chiedono rispetto e dignità: “Vogliamo risposte, non promesse”
Le lavoratrici di La Perla continuano a rappresentare un simbolo della resistenza industriale e della dignità del lavoro femminile in Italia. Professioniste della moda, del tessile, del made in Bologna, che da mesi affrontano una crisi senza ammortizzatori, senza stipendi, ma con un’enorme voglia di non arrendersi.
“Non siamo numeri. Non chiediamo elemosine. Vogliamo quello che ci è dovuto: la possibilità di continuare a lavorare, di essere tutelate, di avere rispetto”, dicono. La lotta continua. Ma il tempo stringe.
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