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obiettivo sicurezza digitale – Campania DIH


Recuperare il ritardo accumulato nella corsa alla digitalizzazione è la sfida dell’Europa di oggi.  La Commissione europea e i governi nazionali, consapevoli che sul fronte della digitalizzazione si gioca il futuro delle imprese e dell’Unione Europea, già da tempo hanno iniziato a porre le basi per colmare il gap digitale necessario a garantire il futuro dell’industria, delle PA e di tutti i settori affinché abbiano la capacità di esprimere una leadership digitale e tecnologica.

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E’ per questo che da tre anni è stato avviato il progetto AMa – DIH, Affiancamento MAnageriale per il Digital Innovation Hub.

Il ‘soggetto finanziatore’, che ha reso possibile l’allargamento della platea di riferimento, è 4.Manager. 4.Manager è stata costituita nel 2017 da Confindustria e Federmanager per sostenere, appunto, la crescita dei manager e delle imprese, con l’obiettivo di contribuire a generare uno sviluppo sostenibile e duraturo.

Il progetto, in collaborazione con 4.Manager e Federmanager, mette a disposizione delle imprese figure manageriali con comprovata esperienza in innovazione digitale al fine di svolgere valutazione della maturità digitale e della postura in ambito cyber-security, onde proporre una roadmap con le possibili azioni da intraprendere, sia per implementare il livello di digitalizzazione dell’impresa e consentire il conseguente aggiornamento delle competenze, sia per aumentare il livello di sicurezza in ambito cyber. Una risposta alla crescente domanda delle imprese di ricevere il supporto necessario ad avviare processi di digitalizzazione. In Campania sono stati erogati, anche grazie al progetto AMa-DIH, 183 assessment di maturità digitale. Ne abbiamo parlato con Giordana Rodriguez, Innovation Manager in affiancamento al Campania DIH, che, proprio riguardo alla cybersicurezza, da subito chiarisce: “Non c’è reale percezione del pericolo informatico e di cosa realmente comportino i continui cyber attacchi”.

Quali e quanti danni producono gli attacchi hacker ad aziende pubbliche e private nel nostro Paese?

“In termini di danni materiali parliamo di perdite enormi, ma non possiamo quantificare soltanto quelli. Gli attacchi informatici possono causare danni finanziari, reputazionali, legali ed aziendali, basti pensare ai furti di dati sensibili, sia per le aziende che per i clienti.  La realtà è che non c’è sufficiente consapevolezza dell’importanza di mettere al sicuro le proprie imprese”.

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In che modo Ama DIH sostiene ed accompagna il processo di digitalizzazione?

“Innanzitutto il Progetto è già alla sua terza edizione, il che ne fa una realtà ormai consolidata. E’ attivo in tutta Italia e può contare su incentivi e finanziamenti volti a favorire l’innovazione 4.0 e la transizione verso l’industria 5.0.  Nel dettaglio interveniamo a supporto delle aziende, PA ed altri Enti per avviarle ad un percorso di trasformazione digitale, con l’adozione di tecnologie innovative e l’acquisizione delle competenze digitali necessarie”.

Vale a dire che siete il tramite tra la conoscenza digitale e l’impresa. Uno scambio tra maestro e alunno, che in questo caso è completamente a digiuno di ogni più piccola nozione.

“Se vuole si può spiegare in questo modo. Anche se io preferisco parlare di uno scambio alla pari: da un lato le imprese mettono a disposizione il proprio know-how operativo e i loro bisogni concreti; dall’altro, noi forniamo strumenti, competenze e visione strategica per accompagnarle nella trasformazione digitale. Rafforzare la digitalizzazione delle imprese non è solo una necessità per restare competitivi, ma anche un’azione sistemica per sostenere la crescita dell’intera Unione Europea, che punta a colmare il divario con altri grandi player internazionali. Detto ciò, non bisogna confondere la digitalizzazione con la cybersicurezza: quest’ultima è una componente fondamentale del processo, ma ha specificità, minacce e strumenti propri. È l’ambito che oggi più di tutti richiede consapevolezza e azione immediata. Ogni impresa digitalizzata, infatti, deve essere anche un’impresa protetta: senza una postura di sicurezza adeguata, qualsiasi innovazione rischia di trasformarsi in vulnerabilità”. 

Senza dubbio gli incentivi economici sono una buona spinta propulsiva alla diffusione del progetto.

“Di sicuro il sostegno economico non manca. Aiuti concreti vengono anche dal PNRR, con investimenti in infrastrutture e formazione di personale altamente specializzato. Uno dei problemi maggiori è quello di uniformare il Paese ad una stessa maturità digitale. C’è infatti una grande differenza di applicazione di sistemi digitali tra le diverse regioni d’Italia da nord a sud. Per quanto riguarda la Campania, che è la regione di mia competenza, siamo ancora molto indietro. Anche se con il progetto AMa abbiamo erogato i nostri servizi a 20 aziende. E’ solo un inizio, ma siamo molto ottimisti. Il divario nella maturità digitale tra le diverse regioni italiane è un fenomeno reale e documentato, sebbene si stiano compiendo progressi significativi per ridurlo. In particolare, le imprese e le pubbliche amministrazioni del nord Italia presentano in media livelli di digitalizzazione più avanzati rispetto a quelle del Mezzogiorno. Si può dire che la digitalizzazione non è solo una questione tecnologica, ma anche sociale e territoriale. Favorire l’adozione di tecnologie avanzate e la crescita delle competenze digitali nel Mezzogiorno non solo rafforza la competitività locale, ma contribuisce alla coesione economica e all’autonomia strategica dell’intero Paese nel contesto europeo”.

In concreto, quali sono i primi interventi per avviare un’azienda verso la maturità digitale?

“Il primo passo è certamente quello della formazione di figure professionali competenti. Poi è necessario disegnare una roadmap per avviare alla trasformazione digitale. Infine, individuare e guidare alle fonti di finanziamento per l’esecuzione del progetto, con la possibilità di effettuare anche dei test before invest onde verificare la bontà del progetto ancor prima di effettuare l’investimento vero e proprio. Questo servizio consente alle imprese di sperimentare tecnologie innovative prima di decidere se investirvi in modo strutturato. In pratica le aziende possono provare nuove soluzioni digitali (es.: automazione, AI, realtà aumentata, IoT, robotica, cybersecurity), valutare l’impatto sul proprio processo produttivo o gestionale, misurare i benefici in termini di efficienza, qualità, sicurezza o competitività, e dunque ridurre il rischio dell’investimento, grazie a test e simulazioni su piccola scala o in ambienti controllati. Il resto è una conseguenza a catena di questi tre primi step. Noi guidiamo, accompagniamo e consolidiamo il percorso di digitalizzazione. L’impresa non è mai lasciata sola, può sempre fare affidamento sui nostri tutor”. 

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