L’azienda di Bolzano compie cento anni e investe su prodotti, collaborazioni e sostenibilità. Ad Auna di Sotto nasce un sito per testare le nuove referenze. Olio di cocco e farina i più recenti impegni nella filiera. Entro il 2027 diventerà B Corp
Festeggia i suoi primi cento anni di vita Loacker, l’azienda di Bolzano dei wafer nota in tutto il mondo. E lo fa con due passi importanti: ha cambiato lo statuto diventando società benefit, con l’obiettivo di certificarsi B Corp entro il 2027, e investe 30 milioni di euro in un nuovo Centro tecnologico di ricerca e sviluppo che sorgerà ad Auna di Sotto, a pochi chilometri da Bolzano. Qui c’è la storica sede dell’azienda nata il 3 aprile 1925 dall’intuizione di Alfons Loacker, pasticcere che cominciò a impacchettare singolarmente un dolce allora poco noto, il wafer, perché durasse di più. Il centro, operativo per la fine del 2027, sarà focalizzato sull’innovazione, di prodotto e non solo, e ospiterà laboratori e una sala polifunzionale dove verranno montate e provate le linee produttive dedicate ai nuovi prodotti. «Questo traguardo è un momento speciale – dice Ulrich Zuenelli, nipote del fondatore, presidente esecutivo e terza generazione alla guida con il cugino Andreas Loacker, vice presidente (l’altro cugino Martin Loacker è presidente del Cda di LFH, holding famiglia Loacker)–, pieno di orgoglio e gratitudine, che celebriamo insieme ai nostri stakeholder e in cui abbiamo coinvolto anche la comunità». E che diventa anche l’occasione per fare il punto sui prossimi obiettivi dell’azienda che ha chiuso il 2024 in crescita del 6% a 460 milioni di ricavi consolidati.
Gli obiettivi
Il gruppo non solo produce, nei due stabilimenti di Auna di Sotto e in Val Pusteria Alta, i famosi biscotti, snack e cioccolato, ma distribuisce per l’Italia anche brand come Twinings, Ovomaltina, Darbo, Lorenz e Pema. «Il brand Loacker da solo pesa per 344 milioni di euro, in crescita del 7% – nota Zuenelli -. Abbiamo toccato il miliardo di confezioni singole vendute. Il mercato italiano è cresciuto del 7% in un anno sfidante a livello globale». Colpa ad esempio del caro materie prime, la «tempesta perfetta» del cacao ad esempio, che non molla. «Continuerà la pressione, anche per altri ingredienti per noi importanti come olio di cocco e nocciole, per questo siamo stati obbligati a un ritocco dei prezzi. Ma anche nel 2025 pensiamo di poter crescere: l’anno è iniziato bene, con delle novità, come i lanci di prodotti in co-branding, con Mila e Sammontana».
Una base che permette al gruppo, la cui guida resta saldamente in mano alla famiglia (ma con una governance evoluta: in cda su 9 membri 7 sono manager esterni), di mettere a terra una strategia per rafforzarsi come marchio leader di un segmento, quello dei wafer e degli snack a base di wafer, dove con il 4,5% a livello globale oggi è il secondo brand a valore e il primo nella categoria premium. «Puntiamo al 7% di quota mercato entro la fine di questa decade, e a un Cagr dell’8%: significa crescere più del mercato». Come arrivarci? «Stiamo già investendo in brand equity, nell’ordine dell’8-10%, con una comunicazione di taglio emozionale e un nuovo posizionamento riassunto dalla frase: “La bontà è una scelta ribelle”». Perché l’aggettivo ribelle sia la chiave di tutto è semplice da spiegare per il presidente.
Filiere e impegno
«Rimarca il nostro essere “diversi” e l’impegno a continuare su una strada non scontata, che è da sempre la nostra – spiega Zuenelli -. Utilizziamo solo materie prime di qualità e che provengono da filiere controllate. Abbiamo un’etichetta pulita, il gusto dei prodotti è al 100% naturale e non utilizziamo aromi o altri additivi. Lo facciamo da sempre e questo ci ha spinto a diventare società benefit. Cerchiamo di vivere responsabilmente tutto il ciclo di vita del prodotto e lungo la catena del valore, fuori e dentro l’azienda: oggi mettiamo tutto questo a sistema e presenteremo ogni anno la Relazione di impatto, documentando i progressi raggiunti».
Continuerà l’attenzione per assicurare la sostenibilità delle filiere, operazione strategica visto l’andamento del mercato delle materie prime. «Noi storicamente investiamo nelle filiere, in ottica di verticalizzazione – dice il presidente -. Lo facciamo già con il cacao, il latte, le nocciole, la vaniglia e abbiamo preso nuovi accorsi per la farina e l’olio di cocco». Per le nocciole, Loacker ha comprato 275 ettari di noccioleti, stipulato contratti con agricoltori per altri 1200 ettari ed è diventata socia di consorzi, nel viterbese ad esempio. Per il latte e il siero di latte, opera attraverso la joint venture Dolomites Milk con la cooperativa Brimi di Bressanone, creando valore sul territorio. Sostenibilità e innovazione restano centrali nei piani della famiglia. «Prevediamo che il nostro Centro tecnologico diventi un punto di riferimento per lo sviluppo dell’azienda, con conseguenti opportunità di lavoro – conclude Zuenelli –. Rafforzerà anche il nostro impegno verso pratiche sostenibili, integrando tecnologia avanzata e cura per l’ambiente».
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