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La BCE taglia ancora: i gestori vedono il tasso terminale all’1,5%


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Le “incertezze eccezionali” causate da Trump spingono alla settima riduzione dei tassi. “Dai dazi rischi per la crescita”. Secondo gli asset manager, Lagarde andrà avanti con altre due-tre sforbiciate

Christine Lagarde, presidente della Bce
Christine Lagarde, presidente della BCE

Un taglio targato Donald Trump. Come atteso dai mercati, la Banca centrale europea ha deciso di ridurre ancora il costo del denaro dell’Eurozona di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 2,25%. Si tratta delle settima sforbiciata dal giugno scorso, la sesta consecutiva, che se non fosse stato per il caos scatenato dalla guerra dei dazi forse non ci sarebbe stata. Prendersi una pausa, però, per Francoforte non è stato possibile. “Le prospettive economiche sono offuscate da incertezze eccezionali”, ha infatti spiegato la presidente Christine Lagarde, sottolineando lo “sconvolgimento del commercio internazionale”, le tensioni sui mercati globali e l’imprevedibilità geopolitica.

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Come preventivato da molti, esce poi dal comunicato finale della BCE il riferimento alla condizione “restrittiva” dei tassi, riflettendo il fatto che il costo del denaro è ormai in area ‘neutrale’. Nello statement di marzo il board spiegava infatti che la politica monetaria era divenuta “sensibilmente meno restrittiva”: una formula ora del tutto abbandonata. Francoforte ha anche ribadito che il processo disinflazionistico “è ben avviato” e confermato l’approccio data-dependent, ma i gestori sono concordi che l’allentamento è destinato a proseguire. Con un punto di atterraggio che potrebbe essere più basso di quello scontato dai mercati.

Dai dazi rischi al ribasso per la crescita

“L’economia dell’Area euro ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali”, si legge nel comunicato finale. Secondo i banchieri centrali, è “probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento”.  “I rischi al ribasso per la crescita del blocco sono aumentati”, ha rimarcato Lagarde in conferenza stampa, evidenziando che il clima creato dalla guerra commerciale “abbasserà la crescita indebolendo l’export”, rischia di pesare su investimenti e consumi e “potrebbe portare a una stretta sulle condizioni finanziarie”. Allo stesso tempo, ha però precisato la presidente, “un aumento della spesa nella difesa rafforzerebbe la crescita”.

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Dalla BCE un chiaro segnale dovish
Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price
Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price

“La BCE ha abbandonato il linguaggio significativamente restrittivo, ma si tratta di una semplice constatazione di prossimità al tasso neutro, non di un’indicazione della direzione futura della politica monetaria”, analizza Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price. A suo parere, infatti, il riconoscimento del rallentamento dell’inflazione, pur evidenziando i rischi per l’attività reale, è un segnale forte dell’intenzione di ridurre i tassi di riferimento in modo significativo al di sotto del tasso neutro. “Questa dichiarazione è in linea con la nostra opinione secondo cui la BCE probabilmente taglierà il tasso di deposito all’1,5% o al di sotto”, chiarisce, precisando che i mercati continuano a sottovalutare la determinazione di Francoforte a riportare l’inflazione al 2% contrastando la debolezza economica. “L’equilibrio dei rischi si è ora spostato verso un’inflazione inferiore all’obiettivo e la BCE probabilmente taglierà in misura maggiore rispetto a quanto scontato dai mercati”, avverte.

Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte
Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte

Anche per Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, Lagarde ha dato l’impressione di voler accelerare l’allentamento, portando il mercato ad ipotizzare il calo del tasso di riferimento sui depositi all’1,5% a fine 2025. “In questo momento, le priorità appaiono il bilanciamento dell’impatto negativo dei dazi sulla crescita e il freno all’apprezzamento dell’euro, che potrebbe essere foriero di inflazione importata. Date queste premesse, crediamo che le attese di 2-3 tagli entro la fine dell’anno restino plausibili”, afferma.

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Tasso terminale all’1,5%

Sulla stessa linea Simon Dangoor, head of fixed income macro strategies di Goldman Sachs Asset Management. “Poiché l’attuale incertezza del mercato continua a rappresentare un rischio per la crescita economica dell’Area, prevediamo altri tre tagli dei tassi consecutivi nei prossimi meeting, portando potenzialmente il tasso all’1,5% quest’anno”, afferma l’esperto. Che rivela di monitorare attentamente le condizioni di domanda e offerta nel mercato obbligazionario, “dove un aumento delle emissioni e il quantitative tightening della BCE potrebbero creare opportunità per gli investitori nel reddito fisso”.

Valentin Bissat, senior economist di Mirabaud Am
Valentin Bissat, senior economist di Mirabaud Am

Per Valentin Bissat, senior economist & strategist di Mirabaud AM il processo di disinflazione è destinato a proseguire per tre motivi principali: i prezzi del petrolio sono diminuiti e l’euro si è apprezzato più di quanto previsto dalla BCE, gli indicatori dell’aumento dei salari segnalano un ulteriore rallentamento; una crescita più lenta peserà sulla domanda interna. Inoltre, a suo parere è più probabile che l’Unione Europea risponda alla guerra commerciale con misure non-tariffarie. “La dipendenza dai dati è più rilevante che mai, ma prevediamo che la BCE ridurrà ulteriormente il tasso d’interesse, portandolo al 2,00% a giugno e all’1,50% entro la fine dell’anno”, sostiene.

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Un approccio proattivo, ma la strada è in salita
chief investment officer di Moneyfarm
Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm

Secondo Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, questa mossa evidenzia un approccio proattivo da parte dell’istituto centrale, intenzionato a prevenire la stagnazione dell’economia e a stimolare la crescita del blocco. “L’abbassamento del costo del debito dovrebbe favorire la spesa dei consumatori e gli investimenti da parte delle imprese, con una conseguente iniezione di fiducia verso un’economia sempre più alle prese con crescenti tensioni geopolitiche e con l’alterazione dei flussi commerciali internazionali”, osserva. Per l’esperto, con l’attenuarsi dell’inflazione e l’intensificarsi dei venti contrari a livello globale, il nuovo orientamento della politica monetaria riflette il tentativo deliberato di mantenere la stabilità dell’Area senza alimentare ulteriori pressioni sui prezzi. “Il nuovo taglio dovrebbe anche rafforzare il sentiment del mercato e dimostrare che la BCE è pronta ad agire”, aggiunge.

Felix Feather, economista di abrdn
Felix Feather, economista di abrdn

Felix Feather, economista di Aberdeen Investments, punta l’attenzione sul peggioramento delle prospettive economiche nell’ultimo mese e sul crollo della fiducia seguito al Liberation Day. “Sebbene il taglio odierno servirà a rassicurare i mercati sulla reattività della BCE a questi shock, resta ancora molto da fare per evitare un rallentamento significativo dell’economia dell’Eurozona nel corso dell’anno”, fa notare. La sua previsione è di ulteriori tagli durante l’estate, con l’Eurotower orientata verso una politica monetaria pienamente accomodante, man mano che gli effetti negativi sulla crescita e le pressioni disinflazionistiche legate agli ultimi eventi si rifletteranno nei dati economici.

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Focus sulla duration europea 
Nicolas Forest, global head of fixed income di Candriam
Nicolas Forest, CIO di Candriam

Per Nicolas Forest, cio di Candriam, l’Europa si trova in una fase particolarmente critica. Da un lato, infatti,  potrebbe beneficiare degli effetti positivi di misure di sostegno, come il piano fiscale della Germania e il programma “ReArm Europe”. Dall’altro, se gli USA entrassero in una fase di recessione,  farebbe fatica a evitare i rischi di contagio. Allo stesso tempo, argomenta, “la BCE deve anche affrontare pressioni disinflazionistiche”. Ma se la forza dell’euro solleva alcuni dubbi, ciò facilita il ciclo di allentamento. Per questo l’esperto prevede ancora due tagli quest’estate. “Restiamo ottimisti sulla duration europea, soprattutto perché crescono gli interrogativi sullo status di bene rifugio dei Treasury statunitensi”, conclude.

Peter Goves, head of developed market debt sovereign research di Mfs Im
Peter Goves, head of Developed Market Debt Sovereign Research di MFM IM

Peter Goves, head of developed market debt sovereign research di MFS IM, si sofferma sulla dichiarazione di Lagarde in merito al tasso neutrale: “Non siamo in un mondo senza shock”, ha scandito infatti la presidente. “È interessante notare che nel comunicato iniziale è stato inserito un nuovo paragrafo che illustra i fattori che possono pesare sulle prospettive di crescita. Questo ha aggiunto un connotato espansivo al tono della dichiarazione, rafforzato nella conferenza stampa, che ha contribuito a ridurre i rendimenti dei Bund”, rimarca. Per l’esperto, la BCE è ora effettivamente pronta e flessibile in questo contesto di elevata incertezza. Pertanto, conclude, “i rendimenti core dell’Europa possono e probabilmente continueranno a essere sostenuti da questi fattori, con una tendenza ad incrementarsi nel medio termine. Anche i Bund dovrebbero continuare a risultare attrattivi grazie al loro status di bene rifugio in un contesto di volatilità”.

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Il ‘problema’ Fed
Gianluca Ungari, head of portfolio management di Vontobel.
Gianluca Ungari, head of Portfolio Management di Vontobel.

Di diverso parere Gianluca Ungari, head of hybrid portfolio management di Vontobel. L’esperto ricorda infatti che, mentre la BCE continua con una politica di tagli, la Fed è in stand-by, frenata dalle incertezze riguardanti la possibile minor crescita e l’aumento dell’inflazione, evidenziate anche mercoledì dal presidente Jerome Powell. “Le due banche centrali non possono mantenere traiettorie troppo divergenti a lungo, perché ciò avrebbe impatti significativi sulle valute e, di conseguenza, sui mercati”, mette in guardia. Aggiungendo che è quindi “probabile che, dopo questo taglio, Lagarde adotterà un approccio più cauto, osservando da vicino sia l’evoluzione dell’inflazione sia le prossime mosse dei colleghi USA”.

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