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Saldo e stralcio

 

sequestrati fondi e beni per 81 milioni di euro


Macerata, 17 aprile 2025 – Una frode internazionale milionaria. Conclusa, dai finanzieri del Gruppo di Macerata, un’articolata indagine di polizia economico-finanziaria e giudiziaria, coordinata dalla locale Procura, a contrasto del fenomeno illecito delle cosiddette imprese ‘apri e chiudi’, posto in essere da soggetti cinesi nei distretti industriali tessile e calzaturiero della regione Marche.

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La società ‘fantasma’ per il fisco

L’indagine, che ha interessato una società del maceratese gestita da soggetto di origine asiatica, ha previsto l’esame di documenti contabili e dei conti bancari aziendali. Ne è seguito anche un esame del sistema informatico riguardante lo scambio di informazioni tra Paesi membri della Ue che si chiama Vies (VAT Information Exchange System), istituito proprio per controllare la gestione della fiscalità. L’attenzione delle Fiamme Gialle si è concentrata sulle anomalie osservate dal patrimonio informativo in possesso. Infatti, questa attività maceratese, a fronte delle ingenti vendite dichiarate, tramite il Vies e alcuni operatori ubicati in altri Stati  europeri, risultava essere totalmente ‘sconosciuta al fisco’. Ammontano a circa 200 milioni di euro i ricavi non dichiarati e due sono gli imprenditori segnalati all’autorità giudiziaria per illeciti penali.

L’intrecciati trasporti di merce tra Cina e alcuni stati europei

Il sistema di frode è consistito, in sostanza, nell’aprire una società, intestarla formalmente a un prestanome e, per il tramite della stessa, effettuare ingenti importazioni di merci dalla Cina. Questa merce arrivava in Italia tramite vendite effettuate da società intermediarie appositamente costituite in Bulgaria e Grecia. Nello specifico, veniva sfruttata una particolare procedura doganale attraverso la quale gli importatori europei possono ottenere l’esenzione dal pagamento dell’Iva nello Stato membro in cui avviene sdoganata la merce (in questo caso Bulgaria e Grecia), rinviando il pagamento dell’imposta nello Stato di destinazione finale (quindi in Italia). Ed è proprio in questa fase che si è concretizzata l’evasione fiscale. Infatti, la società investigata, sulla quale ricadevano gli obblighi di versamento delle imposte, ha omesso, sistematicamente, la presentazione delle previste dichiarazioni fiscali, seppur risultava aver rivenduto milioni di articoli importati dalla Cina.

Le case e auto di lusso sequestrate

Nell’ambito dell’inchiesta, il Gip di Macerata ha emesso, su richiesta della Procura, un apposito decreto di sequestro per circa 81 milioni di euro, cifra equivalente alle imposte evase. Al termine delle trasversali attività effettuate, gli investigatori hanno trovato e posto sotto sequestro disponibilità finanziarie, una villa e altri quattro immobili, auto di lusso (tra cui una Porsche Panamera, una Porsche Cayenne), numerosi gioielli e orologi in oro (di marca Rolex e Cartier), borse, vini e champagne pregiati, riconducibili al gestore di fatto della società indagata.



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