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Sempre più PMI italiane vanno negli USA: i motivi della scelta


  • Negli ultimi quattro anni, il numero di PMI italiane che ha deciso di accelerare su acquisizioni e aperture di nuovi stabilimenti negli USA è aumentato del 53%.
  • La spinta all’internazionalizzazione deriva anche dall’imposizione dei dazi di Donald Trump, ma questo non è l’unico motivo per cui le imprese decidono di espandersi all’estero.
  • Ad oggi gli Stati Uniti sono il primo paese di destinazione non soltanto delle partecipazioni, ma anche dei finanziamenti agevolati di Simest extra Ue.

Le piccole e medie imprese italiane guardano all’America, soprattutto dopo l’imposizione dei dazi di Donald Trump che ha messo a dura prova i costi di produzione ed esportazione di alcune eccellenze italiane. Fortunatamente il danno è stato breve e i dazi sono stati poi sospesi per un periodo di 90 giorni. L’incertezza e il clima geopolitico attuale, però, stanno spingendo sempre più PMI italiane verso gli Usa.

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Secondo i dati di Simest1, la società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, questo processo ha preso il via già dal 2024 quando si registravano circa 170 operazioni di supporto alle esportazioni in favore di 55 imprese italiane, di cui il 60% nuove aziende partner (+5% rispetto al 2023).

Il 2025 ha segnato una nuova accelerazione nelle acquisizioni e nell’apertura di nuovi stabilimenti all’estero, con gli Stati Uniti come prima meta per il finanziamento agevolato extra Ue.

Perché le PMI italiane vanno negli USA

Nel mercato Usa operano 1.826 investitori italiani con partecipazioni in 3.519 imprese2: gli Stati Uniti si confermano il primo paese di destinazione delle partecipazioni. La spinta all’internazionalizzazione si deve non solo all’incertezza geopolitica degli ultimi anni, ma anche alle possibilità di crescita e sviluppo che offrono gli Stati Uniti.

La maggior parte delle piccole e medie imprese che ha scelto l’America come paese di destinazione delle partecipazioni ha un fatturato medio annuo compreso tra 50 e 200 milioni di euro. In alcuni casi si tratta di aziende già internazionalizzate, a conduzione familiare o partecipate dai fondi.

I principali settori e merci coinvolti in questo processo nel 2024 sono stati: trasporti, macchinari tessili, macchinari per l’industria alimentare, impianti per l’industria chimica, macchinari per la lavorazione del legno, della plastica, della ceramica e dei metalli. Ma anche macchinari per il packaging, impianti per l’industria automobilistica e macchinari per l’edilizia.

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Diverse aziende che avevano lasciato in sospeso dei progetti in passato, alla luce delle pratiche protezionistiche adottate da Donald Trump e in attesa di conoscere i futuri sviluppi di queste decisioni, hanno scelto di riprendere in mano i lavori. Questi ultimi si focalizzano sull’apertura di siti produttivi negli Stati Uniti o sulla ripresa di negoziazioni di acquisizione.

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PMI italiane verso gli USA: i piani di sviluppo

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Le aziende che hanno beneficiato del supporto di Simest sul mercato internazionale nel 2024 includono vari settori e comparti produttivi. Da una società di produzione di impianti industriali per la lavorazione di oli vegetali e prodotti oleochimici fino alla società attiva nella produzione di macchine per l’industria tessile, passando ad una società nella produzione di macchine per la finitura di vari tipi di materiali (vetro, legno e metallo).

Tra le aziende con le quali Simest sta concludendo accordi nel 2025 figurano QC Terme impegnato nell’ampliamento del centro benessere a Governors Island, Manhattan; e Polenghi che produce succo di limone ed è impegnato nella rilevazione della Nielsen Citrus Products in California.

La Friem, impegnata nella progettazione e produzione di sistemi di conversione di energia per impianti industriali, è invece alla ricerca di un’acquisizione per l’apertura di un nuovo stabilimento in America, avendo già a disposizione sul suolo americano una sede commerciale e un ulteriore stabilimento.

Ma questi progetti non riguardano solo le grandi società industriali. Ci sono tante piccole e medie imprese che puntano all’acquisizione per espandersi sul mercato internazionale. Tra le operazioni annunciate nei primi mesi del 2025 ricordiamo l’accordo raggiunto da Prysmian per l’acquisizione di Channell Commercial Corporation, oppure l’espansione di Ferrero in Nord America e l’acquisto degli snack proteici Power Crunch.

I vantaggi dell’internazionalizzazione

Per quale motivo molte piccole e medie imprese italiane decidono di internazionalizzarsi ed espandersi verso gli Usa? Complici di questa spinta non sono soltanto i dazi americani, ma anche una serie di vantaggi economici che derivano da questo processo.

L’internazionalizzazione permette alle PMI di incrementare il proprio giro d’affari: puntando su un mercato più ampio e globale, aumenta anche il bacino di potenziali clienti e di conseguenza potrebbero registrarsi più vendite rispetto a quelle effettuate in un mercato nazionale.

Essere presenti in più mercati permette anche, e soprattutto, di diversificare il rischio e di mettersi al riparo di fronte a possibili rallentamenti dell’economia nazionale. Con l’introduzione dei dazi americani, per esempio, poter contare su un mercato globale e su stabilimenti in diversi stati è un vantaggio per l’azienda in termini di costi e competitività.

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Infine, internazionalizzare un business permette di creare valore, conoscenza e competenza tramite il confronto con i competitors internazionali, la creazione di nuove partnership e l’assunzione di nuove figure professionali.

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Contributi per l’internazionalizzazione delle imprese 2025

A sostegno delle imprese che desiderano crescere nei mercati internazionali, Simest ha rafforzato le agevolazioni e gli incentivi a partire dal 25 marzo con l’introduzione del nuovo strumento di “Competitività delle filiere e delle imprese italiane in America centrale o meridionale3”. I finanziamenti agevolati hanno l’obiettivo di favorire gli investimenti in sostenibilità e digitalizzazione.

Questo nuovo strumento è dedicato in particolare alle imprese italiane, anche non esportatrici, che intendono investire sul mercato americano; oltre che alle imprese che hanno già interessi economici in quell’area.

I beneficiari del bando Simest per l’internazionalizzazione hanno diritto a un cofinanziamento a fondo perduto fino al 10% (elevato al 20% per le imprese del Mezzogiorno).

Perché le imprese vanno in Usa – Domande frequenti

Quante aziende italiane ci sono in America?

Secondo i dati di Info mercati esteri, nel mercato statunitense operano 1.826 investitori italiani con partecipazioni in 3.519 imprese. La maggioranza delle aziende opera nell’industria manifatturiera.

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Perché molte aziende italiane vengono vendute all’estero?

I motivi delle acquisizioni delle imprese italiane all’estero possono essere molteplici: oltre al risparmio fiscale, esistono dei fattori strategici che portano ad esempio a operazioni come fusioni e acquisizioni.

Cosa si intende per internazionalizzazione delle imprese?

Tramite il processo di internazionalizzazione, l’impresa amplia il proprio raggio di azione oltre i confini nazionali cercando di sfruttare le opportunità di business presenti all’estero. Inoltre, può acquisire nuovi clienti e diversificare il proprio portafoglio.

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