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Il Sesto Rapporto Assogestioni-Censis, presentato alla plenaria di chiusura del Salone 2025, mostra che l’84,5% dei nostri connazionali ha capitali da parte e il 60% vuole investirli a lungo termine. Ma truffe e quadro globale sono un freno. Ecco come rimuoverlo
Gli italiani sono pronti a lanciarsi sui mercati, eppure non smettono di serbare cautela. È questa la principale evidenza emersa dalla conferenza plenaria che ha chiuso il Salone del Risparmio 2025, intitolata “Nuove e vecchie ricette. L’educazione finanziaria funziona davvero?”. La sessione ha infatti ospitato la presentazione del Sesto Rapporto Assogestioni-Censis sulla relazione tra i nostri connazionali e il risparmio, dal quale è emerso come i cittadini della Penisola vogliano finalmente ridurre la liquidità ferma sui conti correnti e investire ma non smettano di serbare cautela di fronte alle tante minacce offerte dal quadro internazionale. Una panoramica che ha rappresentato il punto di partenza per riflettere con esperti e divulgatori digitali su come ripensare la figura del consulente e innovare l’educazione finanziaria.
Largo agli investimenti, ma con cautela
Nel dettaglio, il rapporto ha rivelato tendenze contrastanti: l’84,5% degli italiani ha capitali accumulati in passato e capacità attuale di risparmiare ma il 70,2% dei risparmiatori italiani non considera più la liquidità una garanzia di sicurezza. Una diretta conseguenza di un biennio di iperinflazione appena archiviato, che ha abbattuto l’idea dei soldi fermi sul conto corrente come paracadute contro situazioni di crisi. Ecco allora che solo il 23,8% del campione preferisce conservare le proprie disponibilità sottoforma di cash, mentre il 46,9% già negozia strumenti finanziari, il 29,3% vuole di farlo in futuro. Cresce anche la propensione a investimenti di durata pari ad almeno cinque anni, con il 60% degli intervistati che si dice favorevole contro il 47,9% del 2022. Sembra dunque che i nostri connazionali siano finalmente più propensi a lanciarsi sui mercati, anche se non mancano minacce che rischiano di trasformare questa positiva velleità in un boomerang: l’88% del campione ha infatti dichiarato di continuare a serbare cautela in considerazione di un contesto internazionale che non smette di incutere timore a causa di guerre e instabilità. Ma il fattore che più preoccupa i risparmiatori tricolore, rappresentando una novità nella serie di rilevazioni operate in questi anni da Assogestioni e Censis, sono le potenziali truffe: al 47,8% è infatti capitato tra social e chiamate telefoniche di ricevere proposte di investimento nel trading online, il 51,9% ha ricevuto messaggi provenienti da fonti sospette per fargli condividere le credenziali finanziarie e quasi due terzi 59,5% sono stati raggiunti da pubblicità di piattaforme che annunciavano grandi guadagni con piccole somme senza esplicitarne i rischi.
Consulenza ed educazione finanziaria esigenze concrete
Uno scenario, quello descritto dal rapporto, che contribuisce a spiegare anche i dati sulle modalità di approccio ai mercati. Solo il 18% di chi investe ha infatti dichiarato di farlo da solo mentre il 29,2% si affida a un consulente finanziario e il 23,6% passa dalla banca. È proprio con le reti, in particolare, che si sono costruiti i legami di fiducia più duraturi: se il 18,6% ha un legame da meno di tre anni, il 19,7% viaggia sopra i cinque e 27,3% ben oltre i dieci. Decisivo il supporto di professionisti competenti anche nell’avvicinare i risparmiatori ai nuovi strumenti finanziari, con il 31,9% che ha detto di essere disposto a provare piattaforme di trading solo se affiancato da un advisor di fiducia. Del resto, l’educazione finanziaria si conferma un desiderio pressante per tutte le fasce d’età: la quota di chi vorrebbe dedicare tempo ad accrescere le proprie competenze in materia economica tocca il 62,5% tra i giovani, il 63,7% tra gli adulti e il 47% tra gli anziani.
Dalle autorità la ricetta per accelerare l’alfabetizzazione
L’Osservatorio ha rappresentato il punto di partenza per una tavola rotonda in cui il tema dell’educazione finanziaria è stato esplorato dal tre ospiti d’eccezione: Magda Bianco, che opera in Bankitalia come responsabile del Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria, Nadia Linciano, segretario generale della Consob, e Giorgio De Rita, segretario Generale dello stesso Censis. “Per ottenere risultati”, ha detto Bianco, “quello che occorre fare è accrescere l’efficacia delle iniziative ma anche ridurre i gap geografici e anagrafici che ancora sussistono nel nostro Paese”. Poi ha aggiunto: “Non si può neppure sottovalutare l’importanza di lavorare sul linguaggio che sia personalizzato in base alle tante e diverse caratteristiche delle fasce di pubblico che si intende raggiungere”. Le ha fatto eco Linciano, spiegando quanto l’educazione finanziaria sia fondamentale per il benessere collettivo e indicando come priorità assoluta un impegno corale ad ampliare la platea dei destinatari. “Bisogna far comprendere l’utilità di rafforzare le proprie competenze e di aumentare il consenso sociale su questo tema”, ha chiarito, “perché il contesto culturale rappresenta un fattore importante”. Da De Rita è invece arrivato l’appello a far confluire le innumerevoli iniziative di enti pubblici e soggetti privati in un’unica cabina di regia oltre a colmare il gap comunicativo tra industria e persone: “La previdenza, in particolare, è un tema di cruciale importanza ma manca il lessico adeguato per collegare la dimensione tecnica e quella sociale”.
La carica dei finfluencer
Quanto alle modalità con cui comunicare, una dimensione fondamentale della stessa educazione finanziaria in senso lato, la parola è passata agli influencer finanziari per un approfondimento sul linguaggio dei sociali e le nuove modalità di engagement. Alla tavola rotonda dedicata hanno partecipato Matteo Faletra, ceo di Tereso, Davide Marelli, fondatore e responsabile editoriale di Pillole di Economia, Clara Morelli, autrice di 2Cents, Francesco Namari, ceo e cofondatore di Bank Station, Letizia Sbarbaro, ad di Weschool, e Anna Vinci, co-fondatrice di Ciao Elsa. Il panel è messo in luce l’importanza di ampliare il ventagli di modalità e luoghi con cui fare alfabetizzazione finanziaria, da seminari in scuole e imprese a post sui social.
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