L’evento ‘Industria dei beni di consumo ed evoluzione del contesto competitivo. Strumenti e soluzioni per la trasformazione digitale’, organizzato da Ibc (Associazione industria beni di consumo) in collaborazione con Qn Economia, Confindustria Emilia, GS1 Italy e la società di consulenza Deloitte, ha dedicato una tavola rotonda alla filiera emiliano-romagnola. Nella sede del nostro quotidiano, i protagonisti del mondo dei consumi agroalimentari hanno focalizzato l’attenzione sul contesto economico delle imprese e sulla loro evoluzione tecnologica. Granarolo, per esempio, è al lavoro per seguire questo processo: “Vogliamo sottoporre l’intera filiera alla ‘terapia’ della digitalizzazione – inizia il presidente Gianpiero Calzolari –, sapendo che dobbiamo lavorare sugli stabilimenti, sul demand planning, lavorando sulle previsioni e la gestione dei magazzini”.
Il tutto considerando che “produciamo prodotti freschi, quindi abbiamo qualche complicazione in più – continua –. La vera sfida è portare tutta questa modalità di lavoro in campagna, in stalla, dove stiamo supportando 500 allevatori nella trasformazione in un’era digitale delle loro aziende”. Come? “A partire dalla robotica, che è già molto avanzata in molte stalle e lavorazioni della campagna – aggiunge Calzolari –, ma soprattutto nella gestione dei dati, quindi anche in termini previsionali, per avere un incrocio il più possibile esatto tra quello che la campagna è in grado di fornirci e quello che noi possiamo trasformare e commercializzare”.
A guidare questo processo, a volte “c’è la campagna, che si basa sul dato meteorologico e sugli animali – conclude Calzolari –, mentre a volte comanda il mercato. La sfida è avere tempi che corrono all’unisono tra chi produce, trasforma, commercializza e consuma”.
Per Conserve Italia, invece, la digitalizzazione è “una necessità nata 30 anni fa – sostiene il direttore generale Pier Paolo Rosetti –, quando l’azienda affrontava un percorso di internazionalizzazione che la portava a rapportarsi con strutture che avevano già avviato il processo. Uno sforzo in termini tecnologici e di investimenti, ma anche in cambi organizzativi e nell’approccio delle nostre persone all’utilizzo degli strumenti tecnologici”. Oggi “vediamo altre possibilità, oltre alla digitalizzazione dei sistemi che portano efficienza, di fare conoscere meglio le caratteristiche dei nostri prodotti al consumatore”.
I fari per la modenese Emilia Foods, invece, sono puntati sull’export, visto che “il 100% del fatturato è sull’estero, di cui il 90% negli Usa – analizza il general manager Stefano Baraldi –. I dazi ci sono sempre stati, sono un argomento che sappiamo trattare, ma un loro cambiamento mette in difficoltà le imprese. Stiamo studiando un piano di azione per limitare i danni, collaborando con i fornitori per capire se ci sono efficienze per ridurre i costi. In più, la forza vendita e gli imprenditori stanno incontrando i clienti per capire come affrontare la problematica”. “Abbiamo fatto tanti investimenti interni sulla digitalizzazione – chiude il dg di Coop Italia, Domenico Brisigotti –, ma l’impatto rilevante è sul modo di pensare dell’impresa, con il cambio culturale e organizzativo: abbiamo implementato le competenze di project management, mettendo il core business a guidare le attività di sviluppo”.
Mariateresa Mastromarino
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