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Mercato delle pompe di calore in Italia: cosa serve per crescere


Soffre il residenziale, procede il settore commerciale, cresce il segmento dell’espansione diretta – che rappresenta oltre il 60% del fatturato Italia – e le pompe di calore oltre 100 kW. Patiscono le apparecchiature ibride e le pompe di calore aria-acqua per uso abitazione. I dati di mercato delle pompe di calore in Italia, riferiti al 2024, presentati da Assoclima nel convegno dell’associazione tenuto a Heat Pump Technologies, mostrano un andamento contraddistinto più da luci che da ombre. Di queste ultime fa parte il valore complessivo del mercato nazionale, di 2,54 miliardi di euro, in calo (- 5,1%) rispetto all’anno precedente. Tra le luci c’è la produzione nazionale, che ha superato 1,18 miliardi di euro, segnando un +3,4% rispetto al 2023.

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Mercato delle pompe di calore in Italia: l’influenza del post Superbonus

Le pompe di calore sono un vanto per il sistema produttivo nazionale: “l’industria italiana delle pompe di calore è la seconda in Europa, ed è certamente la prima nei macchinari di media e grossa potenza, dove è un’esportatrice netta. È un comparto che traina il PIL italiano”, ha rilevato Stefano Bellò (Assoclima).

Nell’analisi di questo comparto, un segno positivo deriva dai sistemi monosplit e multisplit, che costituisce più della metà del Fatturato Italia, nel mercato delle pompe di calore in Italia (1,33 miliardi di euro sui 2,54 miliardi totali): nel confronto tra 2024 e 2023 sono cresciuti del 3,3%. Le pompe di calore e chiller a condensazione ad aria (545 milioni) fanno segnare un calo marcato (-12,3%), mentre gli impianti VRF, soluzioni per la climatizzazione di ambienti complessi di medie e grandi dimensioni, 299 milioni, segnano +5,4%.

Altre voci consistenti sono le unità terminali (116 milioni) in calo (-7,1%), mentre roof top (54 milioni) e unità trattamento aria (52 milioni) evidenziano aumenti, rispettivamente del 13,4% e del 10,8%.

Nell’analisi, cui hanno partecipato 48 aziende, se si escludono ibridi e pompe di calore sotto i 17 kW, i dati sono positivi sia nel fatturato Italia (2,23 miliardi e +2,4% rispetto al 2023) sia per fatturato produzione nazionale (1,8 miliardi, +5,8%).

L’impressione che emerge dai dati è che tutto quello ciò che è legato al residenziale abbia accusato il colpo post Superbonus. L’impressione è confermata dai dati che riguardano le pompe di calore condensate ad aria: le categorie da <10 kW a 51-100 kW sono tutte col segno meno; quelle invece da 101-200 kW fino a 701-900 kW sono pressoché tutte in ripresa netta, eccettuata la categoria 351-500 kW.

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Ad accusare i cali percentuali più marcati, sempre in riferimento al fatturato Italia, sono i sistemi ibridi (-68,9%) e le pompe di calore per la sola produzione di acqua calda sanitaria (-25,7%). Segno meno sensibile anche per la ventilazione meccanica residenziale (-14,6%).

Il fattore Superbonus e PNRR

A proposito dell’andamento del mercato delle pompe di calore in Italia, Marcello Chiriacò (ANIMA Confindustria), ha voluto soffermarsi, nell’analisi statistica, sull’andamento delle pompe di calore aria-acqua dal 2018 al 2024. Si è partiti dalle 42mila unità del primo anno in esame, alle 92mila dell’ultimo. La crescita è stata progressiva, ma sono gli anni legati agli incentivi, Superbonus su tutti, che hanno cambiato notevolmente il quadro: si passa dalle 56mila unità del 2020 alle 154mila del 2021 per raddoppiare (294mila) nel 2022 e andare a calare (143mila) nel 2023.

C’è da considerare che “questi numeri vanno interpretati anche tenendo conto che si valutano e analizzano i dati di sell-in, quindi di ciò che le aziende vendono alla distribuzione, ma non il sell-out, ovvero quando queste arrivano al consumatore finale. Si sa, per esempio che delle quasi 300mila pompe di calore vendute nel 2022, non tutte sono finite direttamente all’utilizzo organizzatore dello stesso anno”.

Sulla resa differente tra residenziale e commerciale ha pesato anche il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Maurizio Marchesini, presidente di Assoclima, ha affermato a proposito che “nel 2024 il settore commercial ha beneficiato del PNRR, i cui effetti positivi continueranno anche nel 2025. Al contrario, il comparto residenziale ha registrato una delle performance peggiori, in gran parte a causa della bolla speculativa del 2022, generata da fattori economici e geopolitici e amplificata in Italia dal Superbonus 110%. Questo ha portato, nel 2023 e nel 2024, a un forte calo delle vendite di pompe di calore, anche per via degli stock accumulati nella filiera. Nonostante il calo del 2024, il 40% delle aziende del settore prevede comunque di aumentare la capacità produttiva di oltre il 30% entro il 2027”.

Considerazioni e prospettive del mercato delle pompe di calore in Italia

Paolo Liberatore (GSE) ha affermato che il contributo che forniscono le pompe di calore al raggiungimento dei target sulle fonti rinnovabili è significativo. Ha messo in rilievo che nella composizione complessiva del target FER nel 2023 (22,6 Mtep) il 14% deriva proprio dalle pompe di calore. Si tratta di un dato importante “perché qui vengono considerati il settore elettrico, il settore termico, il settore trasporti”. Inoltre, nel confronto internazionale, l’Italia è il Paese europeo con la maggiore capacità installata di pompe di calore.

Quindi, il mercato italiano, oltre che caratterizzato da un’ampia diffusione di queste soluzioni, è dinamico e in prospettiva crescente, se si considera che lo stesso PNIEC attribuisce un ruolo di grande rilievo all’elettrificazione dei consumi termici negli anni a venire.

Mercato delle pompe di calore in Italia: tavola rotonda a HPT 2025

Nicolandrea Calabrese (ENEA), nella disamina sul mercato delle pompe di calore in Italia, ha posto l’attenzione sulle vendite di pompe di calore dal 2004 al 2024. Ha evidenziato che dal 2015 in poi si è notato un sensibile incremento e, a parte l’eccezione del 2022 con la forte crescita sospinta dall’effetto Superbonus, la crescita è stata costante.

Occorre, però, accelerare le installazioni perché solo con una quota di venduto consistente, specie tra il 2027 e il 2030 si potranno raggiungere gli obiettivi del Pniec. Significa contare su un numero di installazioni non inferiore a 3,1 milioni di unità all’anno in questi ultimi quattro anni. Come riuscirci? Con strumenti in grado di stimolare la richiesta. Per investire su una pompa di calore servono misure come lo sconto in fattura e la cessione del credito. Inoltre per raggiungere gli obiettivi occorre puntare su diverse tecnologie e, nel caso delle pompe di calore, è bene puntare su soluzioni più efficienti rispetto alle aria-aria, come le aria-acqua.

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Incentivi e condizioni per il rilancio delle pompe di calore

La necessità di accelerare la diffusione di un mercato delle pompe di calore in Italia è stata messa in evidenza da tutti gli esperti durante il convegno di Assoclima. C’è, però, l’ostacolo costi: è superabile? Sì, se si valutano i benefici portati dalle variazioni del prezzo dell’energia tra il 2025 e il 2040. Lorenzo Croci (RSE), ha delineato i risultati di uno studio dedicato ai costi della transizione energetica per il consumatore finale, basato sul confronto di 12 casi studio in diverse categorie abitative. Considerata l’evoluzione stimata dei prezzi del gas ed elettricità, per le abitazioni monofamiliari, l’investimento è spesso positivo anche senza detrazioni; le soluzioni full electric risultano convenienti per la metà dei casi analizzati.

STUDIO RSE sulla convenienza delle pompe di calore

“I vantaggi per l’utente saranno ancora più evidenti considerando le proiezioni dei prezzi dell’energia tra il 2025 e il 2040, quando il prezzo del gas per gli utenti finali è destinato ad aumentare sia a causa dell’andamento dei mercati internazionali, sia per l’introduzione del meccanismo ETS2 previsto a partire dal 2027”, ha spiegato Croci.

Emanuele Regalini (ARERA), ha sottolineato alcuni aspetti, tra cui la volatilità dei prezzi di elettricità e gas hanno denotato negli ultimi 3-4anni una forte volatilità. ma la variabilità dei prezzi finali è anche fortemente determinata dalla molteplicità di offerte disponibili sui mercati retail: mercato libero, servizio di tutela delle vulnerabilità e, per l’elettricità, servizio a tutele graduali (STG). “Oggi si contano più di 600 venditori di energia elettrica, con migliaia di opportunità per ogni cliente finale e con una forbice dei prezzi molto ampi. Peggio ancora va con le tariffe gas”.

Occorre, quindi, considerare le nuove opportunità offerte per le pompe di calore:

  • l’integrazione con il fotovoltaico, senza più scambio sul posto, e con l’accumulo;
  • il demand response, che permette ai consumatori (al dettaglio e industriali) di regolare intenzionalmente il loro consumo di elettricità in risposta a una variazione del prezzo di mercato dell’elettricità o a un incentivo finanziario per aumentare, diminuire o spostare la tempistica del loro consumo di elettricità.

Ci sarà poi da considerare le potenzialità dinamiche del controllo da remoto e aggregazione, ma anche di combinazione tra pompe di calore e domotica per una gestione ottimale del loro impiego a seconda delle opportunità, temporali e di mercato.

L’alleanza per l’elettrificazione dei consumi finali

Gli obiettivi sono sfidanti: come ha ricordato Michele Perotti (AGICI), “per raggiungere gli obiettivi della Direttiva Case Green, da qui al 2030 si dovrà intervenire su un insieme di oltre 2 milioni di edifici “. Per questo occorre contare su una più ampia diffusione delle pompe di calore. Una strategia capace di promuovere il mercato delle pompe di calore, in Italia e anche in Europa passa anche da una sinergia condivisa a livello industriale.

Lo ha sottolineato il direttore generale EHPA, Paul Kenny, intervenuto al convegno. Lo ha illustrato Sonia Sandel (Assoclima) sotto forma di una proposta per un’alleanza per l’elettrificazione dei consumi finali. “Dobbiamo accelerare il processo di decarbonizzazione e dobbiamo farlo attraverso le pompe di calore. La strategia energetica europea sottolinea che la transizione avviene secondo tre linee direttrici principali: efficienza energetica, ampio uso di fonti rinnovabili ed elettrificazione dei consumi. In questo senso il Settore civile (residenziale e terziario) e industriale sono centrali per guidare l’economia e la società verso la decarbonizzazione”.

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Le pompe di calore sono abilitatrici di questa riduzione delle emissioni di CO2 ed è per questo che UE e Italia prevedono una forte crescita dello stock di queste soluzioni installate al 2030: 40 milioni in UE e 8,6 milioni in Italia. Ma l’incertezza sugli incentivi ha causato una contrazione delle vendite. Dato che il settore delle pompe di calore in Italia ha un forte peso specifico, in termini economici e occupazionali. “Occorre far sentire questo peso”, a fronte del fatto che le aziende del settore hanno continuato comunque a investire. “Abbiamo bisogno di interloquire con le istituzioni per avere però un percorso, un timing preciso sull’adozione delle misure strutturali, che devono essere adottate per sostenere questo nostro settore e per raggiungere il target di decarbonizzazione”, anche con tariffe dedicate. Quello che intende portare avanti Assoclima è un’alleanza trasversale, con settori anche molto lontani, con imprese, con associazioni di categoria, “perché condividiamo in questo momento lo stesso obiettivo”, ha concluso Sandel.



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