A Cassino mancano gli ordini, Atessa lavora ai minimi e Melfi è per due giorni per l’assenza di pezzi. La crisi di Stellantis è senza fondo. In attesa del rilancio annunciato in pompa magna insieme al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, gli impianti italiani stanno attraversando un momento di “vuoto” tale da far sembrare il drammatico 2024 un anno normale. Lo stabilimento laziale – dove si producono Alfa Romeo Stelvio e Giulia e la Maserati Grecale – resterà fermo fino al 5 maggio. Il primo quadrimestre del 2025 si chiuderà quindi con appena 36 giornate lavorative, una media di 9 al mese, cioè poco più di due giorni a settimana. I conti sono presto fatti: la proiezione annuale è meno di cento giorni lavorativi, tenendo conto delle chiusure programmate dell’estate e per le festività.
La Fiom: “La situazione peggiora”
“La situazione è peggiorata in tutti gli stabilimenti, i livelli di produzione continuano a calare ovunque e non ci sono segnali di controtendenza. È sempre più urgente andare oltre gli annunci di dicembre”, dice a Ilfattoquotidiano.it Samuele Lodi, segretario nazionale e responsabile auto della Fiom-Cgil. chiedendo che l’azienda assegni agli stabilimenti italiani modelli in grado di produrre volumi. “Del piano festeggiato dal ministero a dicembre, la prima auto di nuova produzione sarà la DS7 ibrida a Melfi, una vettura di alto livello che non servirà a saturare la produzione”, sottolinea.
Cassino in panne
La difficoltà a Cassino è drammatica: a fine marzo erano appena 4.655 le vetture prodotte, il 45% in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Mai nella storia della fabbrica di Cassino, dove si lavora su un turno da oltre un anno, aveva fatto registrare numeri così bassi. Appena otto anni fa, nel 2017, la produzione era sette volte maggiore e lo stabilimento contava 2mila dipendenti in più degli attuali 2.500. La situazione è destinata a durare almeno per tutto l’anno, visto che il lancio produttivo della piattaforma con i nuovi modelli avverrà con ogni probabilità all’inizio del 2026, con un slittamento di qualche mese rispetto agli annuncia dell’azienda.
Verso nuovi esodi incentivati
Il timore di Lodi è che anche il sito laziale sia interessato da un nuovo round di esodi incentivati, uno schema che nel 2024 ha coinvolto quasi tutte le fabbriche e ora riproposto a Pomigliano d’Arco e Pratola Serra. L’ipotesi è quella che a Cassino se ne registrino circa 600. “Intanto il governo è fermo quando invece servirebbero risorse, a iniziare dal ripristino e potenziamento del fondo automotive. Non basta richiedere all’Europa, bisognerebbe anche mettere in campo le proprie prerogative e indicare qual è la politica industriale”, attacca il segretario della Fiom.
Lo spettro della solidarietà ad Atessa
Se Cassino piange, non sta meglio Atessa che fino a un anno fa era uno dei due stabilimenti ancora in grado di incrementare i volumi. L’impianto in cui Stellantis produce il Ducato, ritenuto una punta di diamante dal presidente John Elkann, ormai arranca e ricorrerà a nuova cassa integrazione dal 12 al 25 maggio: la sospensione dal lavoro interesserà fino a 1.500 dipendenti a causa del calo delle richieste dei furgoni, in particolare da parte del mercato messicano. Oltre alla necessità di utilizzare l’ammortizzatore sociale per altre due settimane, la contrazione porterà anche alla serrata del reparto Ckd di lastratura nei restanti fine settimana di aprile. Meno lavoro, meno reddito per gli operai. E non è finita: si rincorrono voci di un contratto di solidarietà di lungo periodo a partire da giugno.
Venerdì sciopero a Mirafiori
Un tracollo al quale si aggiungono due giorni di stop a Melfi a causa della mancanza di componenti e la situazione nera di Mirafiori, dove venerdì sono state proclamate 8 ore di sciopero. Un’astensione dal lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori è andata in scena anche a Termoli. Per due ore, mercoledì, si sono fermati i 1.945 dipendenti del sito molisano (un tempo era 3.500) per sollevare le incertezze sul futuro. Il progetto della gigafactory di Acc – la joint venture tra Stellantis, Total e Mercedes – sembra ormai essere tramontato e nel frattempo, già chiuso il reparto cambi, gli operai sono stati spostati sull’unità Fire.
La lenta agonia di Termoli
I motori 8 valvole sono però non vengono più sfornati e terminerà entro l’estate la produzione dei 16 valvole: “Da giugno o luglio non ci sarà più nulla da produrre. Dopo le ferie estive, scatterà l’emergenza occupazionale”, avvisa il segretario regionale della Fiom Gianluca Falcone. Il leader molisano dei metalmeccanici della Cgil sottolinea anche le incognite dei motori GME e V6. Per gli operai che producono il primo scatterà la cassa integrazione da maggio. “È una lenta agonia – avvisa – Senza nuove missioni produttive, lo stabilimento è destinato a spegnersi”.
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