Con un valore produttivo di 624 miliardi di euro nel 2023 e oltre 3,1 milioni di occupati, il comparto delle costruzioni rappresenta uno degli elementi chiave dell’economia italiana, nonostante il rallentamento previsto per il 2024 a causa del blocco dei bonus fiscali e delle attuali tensioni geopolitiche.
Il quadro è stato definito da Federcostruzioni nel corso del convegno all’interno della “Giornata del Made in Italy”, durante il quale sono stati affrontati temi cruciali per il settore, come il caro energia, i costi elevati delle materie prime e l’urgenza di una transizione ecologica e digitale. Grande attenzione è stata dedicata all’importanza dell’export, con eccellenze come legno, ceramica, industria elettronica, vetro, marmo, progettazione italiana, penalizzate però dalla concorrenza sleale dei paesi non soggetti a norme di tutela ambientale e dai dazi internazionali.
È stata ribadita la necessità di azioni congiunte per promuovere una visione integrata che coniughi innovazione, sostenibilità e tutela dell’ambiente costruito.
Tra gli interventi di rilievo, è emersa l’urgenza di affrontare l’efficientamento energetico e la sicurezza sismica, con proposte di lungo termine come la rigenerazione urbana e il supporto a misure innovative, quali la proroga dell’energy release, per ridurre i costi energetici.
Il futuro del settore richiede una visione strategica chiara e un impegno condiviso tra politica, industria e società civile per sostenere e valorizzare il Made in Italy, caposaldo dell’economia nazionale.
Alessandro Morelli, sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio dei Ministri con delega alla programmazione e al coordinamento della politica economica ed anche Segretario del comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ha commentato: “… Federcostruzioni è una delle associazioni fondamentali per la nostra economia, capace di fornire contributi, suggerimenti e, talvolta, critiche costruttive. Il governo italiano riconosce l’importanza di mantenere una filiera solida e un settore cruciale per l’economia del Paese. Per questo motivo, sta monitorando attentamente gli sviluppi geopolitici ed economici, con particolare attenzione al tema dei dazi, un argomento centrale e attuale. Il governo italiano auspica una revisione del tema del Green Deal, non per abbandonare gli obiettivi strategici ormai radicati nella cultura di progettisti e costruttori, ma per ridurre il peso eccessivo che grava su famiglie e imprese, soprattutto in confronto a mercati che non rispettano gli stessi standard. L’attenzione dev’essere rivolta agli interessi nazionali, alle famiglie e alle imprese, e all’apertura di nuovi mercati che valorizzino la qualità italiana, sia nella progettazione che nella realizzazione. Un esempio emblematico è il settore cementifero, che soffre una disparità dovuta alle produzioni provenienti da altri paesi. I livelli green richiesti dall’Europa, se certificati nei nostri paesi, trovano maggiori difficoltà in paesi terzi. È necessario agire per proteggere le aziende italiane dalla concorrenza sleale. Il percorso è tracciato: occorre prestare attenzione alle imposizioni degli Stati Uniti e ai prodotti provenienti dall’Asia. L’Europa rimane il fulcro, e il governo italiano ha assunto un ruolo da protagonista. In una prospettiva di Made in Italy, è essenziale promuovere una collaborazione legittima e costruttiva che permetta al governo di eccellere in Europa e nel mondo”.
Alessandro Castagnaro, presidente Aniai (Associazione nazionale ingegneri e architetti italiani): “…La tematica dell’efficientamento è cruciale e richiede sperimentazioni avanzate in cui università e centri di ricerca stanno facendo passi avanti significativi. Tuttavia, è indispensabile connettere questi progressi alle imprese, ai professionisti e ad altri attori del settore. L’Italia possiede un grande patrimonio immobiliare che include beni storico-artistici e moderni. È fondamentale che il tema della rigenerazione urbana si concentri sull’efficientamento energetico, evitando la museificazione del patrimonio storico. Lo stretto rapporto tra progettazione, efficientamento energetico, miglioramento strutturale e sismico è fondamentale per il progresso del Paese. Le nostre imprese, spesso eccellenze nel loro settore, necessitano di altrettanta eccellenza progettuale per evolvere secondo i principi moderni di sostenibilità, riducendo consumi e rispettando il patrimonio storico e artistico. In passato, sovrintendenze e normative erano contrarie all’installazione di pannelli solari su edifici storici. Fortunatamente, oggi, il Ministero sta adottando approcci più flessibili. Un esempio significativo è il progetto di efficientamento energetico del Museo di Capodimonte a Napoli. La coesione tra parti sociali, professionali e imprenditoriali sarà la chiave per superare le difficoltà del momento”.
Piero Salatino, professore ordinariol’Università degli Studi di Napoli Federico II, si è soffermato sul carattere multidimensionale della sostenibilità, un concetto che implica il perseguimento simultaneo di molti obiettivi e richieda decisioni e una visione politica sovranazionale: “… La decarbonizzazione è un passo fondamentale, ma comporta un crescente fabbisogno di materie prime, sollevando questioni legate alla loro gestione e alla limitata disponibilità di risorse. L’idea di circolarità si basa sul principio che i materiali e i prodotti a fine vita possano trovare una nuova funzione attraverso diversi percorsi, come il riutilizzo commerciale, ad esempio nei mercati di seconda mano, o il trasferimento di beni non più utilizzati, senza modificazioni sostanziali. Tuttavia, ridurre l’economia circolare al solo riciclo è limitativo. Infatti, il riciclo dei materiali e il recupero energetico occupano posizioni più basse nella gerarchia di gestione degli stock. La gestione efficace delle materie prime per soddisfare i nostri bisogni richiede misure prioritarie, che si combinano perfettamente con il Made in Italy. Unendo la nostra straordinaria capacità di creare prodotti di qualità alla creatività necessaria per garantire loro una vita e una funzionalità adeguate, si presenta una grande opportunità che, come Paese, non possiamo permetterci di perdere”.
Andrea Andreuzzi, senior advisor Confindustria per energia e sviluppo sostenibile, ha fatto un quadro sulle politiche confindustriali nell’ambito del settore energetico: “… L’Italia si trova penalizzata rispetto ad altri Paesi europei, con un prezzo dell’energia più elevato dovuto alla diversa composizione del mix di generazione. Storicamente, l’Italia ha puntato sul gas naturale, abbandonando fonti come olio e carbone. Oggi, si adottano misure di breve termine per ridurre il costo energetico, soprattutto nei settori industriali più esposti alla concorrenza internazionale. Tra queste, l’iniziativa “Elisa” prevede l’anticipazione di energia per tre anni, con una restituzione legata alla costruzione di impianti rinnovabili nei vent’anni successivi. Questa misura punta alla decarbonizzazione e alla riduzione dei costi. A livello strutturale, si lavora per bilanciare il mix energetico italiano, integrando gas naturale e nucleare. Sono previsti piccoli impianti nucleari da 300 megawatt e una riforma del mercato elettrico, che punta su contratti a lungo termine per ridurre i costi. Inoltre, strumenti come il “Ferix” incentivano le energie rinnovabili entro il 2030, accompagnati da meccanismi che favoriscano la domanda energetica tramite contratti tripartiti. La sinergia tra nucleare e rinnovabili è essenziale per soddisfare il fabbisogno di energia previsto al 2050, stimato al doppio rispetto ai consumi attuali. Questa combinazione evita la dipendenza dagli accumuli e affronta il problema delle materie prime critiche. Infine, lo sviluppo del biometano prevede cinque miliardi di metri cubi standard entro il 2030, destinati principalmente all’industria. Insieme, questi interventi mirano a migliorare la competitività energetica italiana”.
Nicola Zampella, direttore di Federbeton, l’associazione che riunisce i produttori di cemento ha sottolineato l’importanza del settore, caratterizzato da impianti ad alta intensità energetica: “… Abbiamo stimato che il processo di decarbonizzazione del cemento richiederà il triplo dell’energia elettrica rispetto agli attuali consumi, e non è solo il cemento, tra i materiali da costruzione, a essere energivoro. Dall’analisi emerge che molte misure adottate sono contingenti e hanno una scadenza, mentre gli impianti hanno un tempo di ammortamento di circa 30 anni. La normazione europea spesso non prevede un orizzonte temporale così lungo. Un esempio è il sistema ETS, strettamente legato all’energia. Entro il 2034 finiranno le quote di CO₂ gratuite, ma per il 2040 non esistono ancora regole chiare su come allocare le nuove quote a chi sarà obbligato a emettere. È quindi strategico per i settori ad alta intensità energetica restare connessi alle tematiche energetiche. La transizione ecologica ed energetica deve essere accompagnata da regole chiare e di lungo periodo. Manca una strategia che renda il nostro Paese attrattivo per gli investimenti, essenziali per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione”.
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