Dopo un 2024 caratterizzato da risultati in crescita, espansione della rete (si veda qui il comunicato stampa) e una ridefinizione degli assetti aziendali (si veda altro articolo di BeBeez), FiberCop è entrata nel 2025 con una posizione finanziaria stabile e un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche infrastrutturali italiane. A meno di un anno dalla sua completa separazione da TIM, la società si trova infatti al centro di nuove valutazioni strategiche da parte del suo azionista principale, il fondo statunitense KKR, che ha confermato di essere al lavoro sull’analisi di una possibile integrazione con Open Fiber. Si tratta del concorrente più piccolo, controllato al 60% da CDP-Cassa Depositi e Prestiti e partecipato al 40% dal colosso finanziario australiano Macquarie.
Il progetto, ancora in fase esplorativa, potrebbe dare nuovo slancio all’ipotesi di una rete unica nazionale, tema tornato d’attualità anche alla luce dell’interesse del Governo, motivato da ragioni di efficienza. “Il Governo italiano è interessato a questa fusione per risparmiare sui costi di investimento”, ha spiegato all’inizio di aprile Alberto Signori, partner di KKR Infrastructure, sottolineando però che “non è stata presa alcuna decisione” e che “l’operazione è ancora in fase di studio”.
Un altro fronte aperto riguarda l’esecuzione dei progetti legati al PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secondo Reuters, FiberCop si è dichiarata disponibile ad assumersi la responsabilità dell’intero progetto di implementazione della fibra ottica – subentrando nei lotti affidati a Open Fiber che risultano in ritardo, in particolare nelle cosiddette “aree grigie” – per aiutare l’Italia a raggiungere l’obiettivo, concordato con la Commissione europea, di garantire il rispetto della scadenza fissata per metà 2026.
Le due società sono state incaricate di cablare oltre 3 milioni di edifici in tutta Italia entro la fine di giugno dell’anno venturo, nell’ambito di un programma da 3,4 miliardi di euro volto a implementare la rete a banda larga ultraveloce. Secondo dati governativi, entro fine febbraio circa 1,5 milioni dei 3,4 milioni di edifici individuati erano cablati, mentre Open Fiber, che ha più edifici da connettere, è rimasta indietro rispetto a FiberCop.
Secondo gli ultimi dati Ue, l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi europei per quanto riguarda la copertura di Internet su linea fissa ad alta velocità: circa il 59% delle famiglie ha accesso alla banda larga ultraveloce, rispetto a una media Ue del 79%.
L’eventuale integrazione tra FiberCop e Open Fiber potrebbe realisticamente avvenire non prima della fine del 2026, perché ai sensi dell’accordo di vendita a KKR risalente all’autunno del 2023 (si veda altro articolo di BeBeez) qualsiasi operazione di consolidamento prima di questa data comporterebbe un pagamento extra di circa 2,5 miliardi di euro a favore di TIM. Cifra che però il fondo statunitense e i suoi soci – (ADIA, CPP Investments, MEF-Ministero dell’Economia e delle Finanze e F2i (si veda altro articolo di BeBeez) – potrebbero decidere di accollarsi come earn-out fino ai 22 miliardi previsti rispetto agli 18,8 miliardi iniziali. “Se ne parla, c’è la disponibilità da parte del Governo italiano a verificare se ci sono le condizioni per farlo e risparmiare sugli investimenti. Come azionisti di FiberCop stiamo analizzando la situazione per vedere se ci sono le condizioni per farlo”, ha infatti spiegato Signori.
Intanto il fondo svizzero Partners Group vede nella fusione tra Fibercop e Open Fiber l’occasione ideale per valorizzare la propria quota di maggioranza in Eolo e preparare l’uscita dal capitale della controllata italiana, leader nel settore dell’FWA-Fixed Wireless Access (si veda altro articolo di BeBeez). Questo perché la sua tecnologia, basata su banda ultralarga fissa con l’ultimo miglio garantito da frequenze millimetriche mobili, si presenta come un complemento ideale alla cablatura in fibra e consentirebbe di estendere la copertura ultrabroadband anche nelle aree rurali bianche e grigie, notoriamente meno servite a causa degli alti costi di roll-out della fibra ottica.
Nel frattempo, FiberCop si è lasciato alle spalle il suo primo anno di attività, presentando i suoi risultati pro-forma per il 2024, ricostruiti assumendo che tutte le operazioni straordinarie avvenute durante l’anno (tra cui la separazione da TIM, la fusione con Optics BidCo e lo scorporo di Telenergia) fossero state effettive sin dall’inizio dell’esercizio. I dati sembrano sconfessare i dubbi risalenti a quest’inverno dopo le dimissioni dell’ex ceo Luigi Ferraris (si veda altro articolo di BeBeez).
I ricavi dell’anno si sono attestati a 3,9 miliardi di euro, in linea con gli obiettivi del piano industriale e con il budget del management. L’ebitda after lease payments ha raggiunto i 1,9 miliardi. Gli investimenti sulla rete sono stati pari a 2,4 miliardi, con un’accelerazione nella seconda metà dell’anno (1,4 miliardi) dopo la separazione da TIM. Di questi investimenti, 829 milioni sono stati destinati a interventi previsti dal PNRR, in linea con il calendario concordato a livello nazionale. L’indebitamento netto è stato pari a 9,2 miliardi. Il debito è strutturato su scadenze lunghe, con una durata media di circa sei anni, senza esposizione al rischio di cambio e per l’88% a tasso fisso. Oltre la metà è rappresentata da bond. Il costo medio annuo ante imposte è pari al 5,4%. La società dispone inoltre di una liquidità di un miliardo di euro e di un margine complessivo di 3 miliardi, comprensivo di una linea di credito revolving garantita e interamente disponibile, sufficiente a coprire tutte le scadenze previste oltre il 2028.
Sul fronte operativo, FiberCop ha incrementato la copertura in tecnologia FTTH con 2 milioni di nuove unità immobiliari nel corso del 2024, portando il totale a 12,2 milioni. Oltre 600mila di queste nuove coperture ricadono nei lotti PNRR.
Secondo i dati AgCom, nel terzo trimestre del 2024 FiberCop ha acquisito il 58% dei nuovi collegamenti netti in tecnologia FTTH, in aumento rispetto al 53% del trimestre precedente. La quota di mercato dell’azienda nelle linee FTTH attive ha raggiunto quasi il 40%, mentre quella relativa ai servizi di accesso wholesale si attesta al 72,4%. Parallelamente, FiberCop continua a operare come unico fornitore nazionale di rete FTTC, tecnologia che continua a garantire flussi di cassa resilienti. Complessivamente, l’azienda gestisce 14,5 milioni di linee attive su un totale nazionale di 20,2 milioni di unità immobiliari.
Il 2024, come detto, è stato anche quello del completamento della separazione della rete da TIM, avvenuta il 1° luglio. L’operazione è stata realizzata senza interruzioni nei servizi ed è stata indicata dall’azienda come la prima esperienza di questo tipo in ambito europeo. A fine anno, il 31 dicembre, è stata inoltre finalizzata la fusione tra FiberCop e Optics BidCo, con l’obiettivo di razionalizzare la catena di controllo e rafforzare la governance.
Un altro passaggio ha riguardato la creazione di EnerCop, società indipendente destinata a sviluppare la strategia energetica del gruppo, in cui sono stati conferiti Telenergia e altri asset minori legati all’approvvigionamento energetico. Commentando i risultati, il presidente e amministratore delegato Massimo Sarmi ha osservato che “in soli sei mesi dalla sua costituzione, FiberCop ha registrato solidi risultati finanziari e significativi traguardi operativi. La nostra strategia di sviluppo della fibra ottica rappresenta la migliore garanzia per la crescita futura dell’azienda. Il flusso di cassa generato dalla nostra infrastruttura sostiene lo sviluppo verso l’FTTH, come dimostrato dall’accelerazione nell’installazione della fibra registrata nel secondo semestre del 2024”. Il manager ha inoltre ribadito l’obiettivo di coprire con tecnologia FTTH il 100% delle unità immobiliari di interesse entro i prossimi tre anni, comprendendo anche il pieno raggiungimento degli obiettivi del PNRR entro la scadenza prevista per giugno 2026.
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