L’Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo sul decreto Bollette con 182 voti favorevoli, 113 contrari e 4 astenuti, evidenziando la crescente tendenza a utilizzare massicciamente la fiducia, soprattutto per la conversione dei decreti-legge. Tuttavia, la valutazione politica riguardo a questo decreto è di assoluta insufficienza, non solo rispetto alle ambizioni dichiarate dall’esecutivo, ma soprattutto rispetto alle reali esigenze delle famiglie e delle imprese italiane.
Questo decreto, che si proponeva di essere strutturale per evitare i danni derivanti dalle fluttuazioni del mercato energetico, risulta, in realtà, un mero palliativo. Ancora una volta, le nostre osservazioni e le proposte sul testo del decreto sono rimaste inascoltate.
Il rincaro delle bollette grava non solo sulle famiglie, ma anche sulle imprese italiane, rendendo insostenibile una situazione che, in un momento di profondo disorientamento economico, dovrebbe vedere un chiaro intervento a favore dei cittadini. Non possiamo tollerare pressioni sempre crescenti sui bilanci familiari e aziendali a causa delle elevate tariffe per la fornitura di energia elettrica e gas naturale. È urgente rispondere a questi bisogni collettivi con interventi più incisivi.
Le misure di emergenza adottate, come il contributo straordinario per i nuclei familiari in relazione all’ISEE, sono un primo segnale di attenzione, ma restano una soluzione temporanea a un problema strutturale. Da anni, il mercato dell’energia subisce fluttuazioni che influiscono direttamente sul costo finale per il consumatore. Il prezzo del gas esercita un’influenza sproporzionata sulle tariffe elettriche, generando bollette sempre più onerose per milioni di famiglie e imprese. Questa situazione compromette il potere d’acquisto e la stabilità economica del Paese, ormai la povertà energetica è diventata un indicatore di diseguaglianza per tanti cittadini in particolare per gli anziani.
Il sistema attuale dimostra una dipendenza strutturale tra il costo del gas e quello dell’elettricità.
Questo legame genera una spirale di rincari che ricadono immediatamente sui consumatori. Le grandi imprese distributrici, approfittando delle inefficienze del sistema, impongono costi accessori e rendite di posizione prive di giustificazione. Tale situazione è insostenibile soprattutto per le fasce più vulnerabili, costrette a fronteggiare spese in continua ascesa, mentre i meccanismi di controllo del mercato sono insufficienti.
È necessario intervenire sul disaccoppiamento tariffario, separando il prezzo dell’energia da quello del gas naturale. Rivedere la metodologia di calcolo delle tariffe, isolando gli effetti delle oscillazioni internazionali, consentirebbe di stabilizzare i costi per i consumatori e ridurre l’impatto delle fluttuazioni di mercato. Ciò contribuirebbe a creare un sistema più resiliente e protetto dalle crisi improvvise.
Inoltre, si rende necessaria la creazione di un ente pubblico centrale, con il mandato di negoziare contratti di approvvigionamento su scala nazionale, in modo da aggregare gli ordini d’acquisto e ottenere condizioni più favorevoli. Un intervento centralizzato garantirebbe anche maggiore trasparenza e controllo in ogni fase del processo.
Emerge poi l’urgenza di rivedere gli oneri accessori e garantire maggiore trasparenza nelle componenti tariffarie. È inaccettabile che costi non giustificati ricadano sui cittadini e sulle imprese.
È fondamentale stabilire criteri chiari e trasparenti per il calcolo delle componenti tariffarie, accompagnati da strumenti di monitoraggio continuo.
Le misure di emergenza, quali il contributo straordinario, devono inserirsi in una strategia più ampia che preveda un supporto economico a lungo termine. Solo integrando le misure immediate con riforme strutturali potremo invertire la tendenza al rincaro e costruire un sistema energetico che metta il cittadino al centro delle scelte.
Grazie alla nostra pressione registriamo uno dei pochi elementi positivi ovvero la possibilità per gli utenti vulnerabili di rientrare dopo giugno 2027 nel mercato tutelato, per chi si trova nel sistema di tutele graduali.
Il problema delle bollette rappresenta una sfida strutturale e non può essere affrontato con soluzioni temporanee. È fondamentale che la politica energetica nazionale si orienti verso una riforma integrata, con una revisione del quadro normativo e l’adozione di modelli di successo a livello internazionale. Solo così potremo garantire una gestione responsabile e trasparente dei costi e proteggere il benessere delle famiglie e la competitività delle imprese.
Non possiamo permettere che il rincaro delle bollette diventi una condizione permanente. È cruciale abbracciare una visione che combini interventi immediati con strategie a lungo termine, riformando il sistema energetico in modo globale. Il futuro del nostro Paese dipende da scelte coraggiose e lungimiranti. È il momento di investire in una riforma strutturale che tuteli il diritto all’energia a costi giusti e sostenibili.
Anche per queste ragioni va proseguita e rafforzata la campagna informativa congiunta Cgil – Spi Cgil – Filctem Cgil – Sunia – Federconsumatori “Caro Energia” per rafforzare sempre più le ragioni del nostro dissenso e per informare sempre più e sempre meglio le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate ed i pensionati, le cittadine e i cittadini sia su come sopravvivere alla giungla dei prezzi che sul prossimo appuntamento referendario dell’8 e 9 giugno.
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