L’obiettivo è facilitare il riuso dei beni sottratti alla criminalità organizzata
L’obiettivo è rendere più facile il recupero dei beni confiscati alla mafia. In una regione, il Piemonte, dove attualmente si riescono a riutilizzare a fini sociali soltanto due proprietà su dieci — in totale sono 1.036 —, contro la metà della Lombardia. Per questo, il parlamentino di Palazzo Lascaris ha deciso ieri, con voto unanime, di incentivare ancor di più i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, e le associazioni, nei progetti di restituzione alla collettività dei patrimoni sottratti alla criminalità organizzata.
Per farlo, la Regione ha voluto (quasi) raddoppiare i fondi destinati alla gestione dei beni, che passeranno dai 740mila euro del bando 2024/25 a 1,2 milioni per il bando 2025/26. E soprattutto ha scelto di aumentare le quote di contributi pubblici destinati ai progetti di riuso. «Ora potranno essere concessi fino al 70% delle spese, per un massimo di 100 mila euro — chiarisce l’assessore regionale al Contrasto alle mafie, Maurizio Marrone (FdI) —. Prima il limite era del 50%. Questa percentuale salirà al 90% per i beni che si trovano nei Comuni con meno di 5 mila abitanti, per andare ancor di più incontro alle difficoltà dei piccoli centri nel realizzare questo tipo di progetti».
Non solo potranno essere finanziate le spese per il recupero o l’adeguamento degli immobili, ma anche quelle per i progetti sociali stessi, per cui il contributo si potrà chiedere un contributo massimo di 30 mila euro a progetto, con una copertura delle spese fino al 70%. Un innalzamento delle coperture reso possibile grazie a un emendamento del presidente della commissione legalità, Domenico Rossi. «È un buon risultato, frutto di un lavoro condiviso. Ora — sottolinea il consigliere del Pd — i piccoli comuni potranno richiedere contributi più alti, e questo favorirà la partecipazione ai bandi regionali». Tra i progetti avranno poi la priorità anche le comunità terapeutiche di recupero per tossicodipendenze e quelli relativi alle politiche giovanili. Richieste, quest’ultime, che erano state avanzate dalla capogruppo di Avs, Alice Ravinale: «Sono soddisfatta che siano state messe tra le finalità prioritarie».
In Piemonte solo il 20% dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose è attualmente riutilizzato a scopi sociali. In Lombardia il tasso di utilizzo è del 50%. Il dato dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata rivela che su 1.036 beni confiscati (case, terreni, locali commerciali, ecc) quelli già assegnati sono soltanto 209. Di fronte a questa fotografia era emersa la necessità di rivedere le vecchie regole e aiutare soprattutto i piccoli Comuni nei percorsi di riutilizzo.
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