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Liste d’attesa e investimenti: il punto sulla sanità a Sondrio


D’ora innanzi anche la comunicazione ai cittadini tramite i media sarà potenziata «per restituire alla cittadinanza un quadro il più chiaro e completo possibile delle attività e delle novità introdotte a livello aziendale a beneficio dell’utenza», dice Ida Ramponi, direttore generale di Asst Valtellina e Alto Lario. Che, ieri mattina, in direzione generale, affiancata da Anna Maria Maestroni, direttore sanitario, e da Roberta Trapletti, direttore socio sanitario, ha ricevuto i giornalisti per un incontro finalizzato proprio a rappresentare quelli che sono i capisaldi della strategia gestionale di Asst olimpica e, soprattutto, postolimpica.

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«Le Olimpiadi sono un’opportunità anche per il nostro settore per potenziarsi ed evolvere – ha detto Ramponi -. Tutto il lavoro che stiamo facendo a Sondalo e in Alta Valle, con il potenziamento del Pronto soccorso del Morelli e della Radiologia non è finalizzato alle Olimpiadi e basta. É un qualcosa che rimane e che ci dice che il Morelli non morirà, assolutamente. Lì ci sono le Alte specialità, a Sondrio vengono erogati altri servizi, Chiavenna, nel suo piccolo, ha la propria destinazione, dopodiché ci sono tutti gli altri presidi territoriali. Il problema è sempre quello legato al reperimento del personale, che non è facile, è noto, ma una grossa mano ce la dà il Niguarda, che molto si sta attivando per la nostra azienda garantendoci la presenza di figure mediche nelle branche dove la scopertura è maggiore. Il Niguarda è e resterà il nostro ospedale hub di riferimento, e non è poco cosa, indipendentemente dalle Olimpiadi. Lo è oggi, lo sarà durante i giochi e lo sarà dopo. Un modello virtuoso di collaborazione fra grandi ospedali hub e ospedali spoke come i nostri, partito proprio dalla provincia di Sondrio e ora mutuato in tutta la nostra regione». Il punto nodale della situazione, però, resta la dotazione organica, che è sempre carente, negli ospedali e sul territorio.

«Lo scorso anno, quando sono arrivata, avevamo una scopertura di 95 medici su tutta l’azienda – dice Anna Maria Maestroni, direttore sanitario di Asst Valtellina e Alto Lario – ora scesi a 80. Sono sempre tanti, ovvio, però dovete anche pensare che eroghiamo servizi su più presidi. Su tre ospedali con tre chirurgie generali, ad esempio, tre medicine generali, sempre a titolo di esempio, e per far funzionare tutte queste strutture occorrono proprio tanti medici. Non è facile, è pacifico, però è una certezza che stiamo facendo tutto il possibile per garantire un servizio di qualità ai nostri assistiti. Abbiamo una grossa scopertura, questo sì, sulla dermatologia. Purtroppo abbiamo un solo medico, bravissimo, che tutti ci invidiano e che ci teniamo stretto, però è solo uno. Non può fare miracoli. E tutti i tentativi di trovarne altri sono andati in fumo. É una branca a forte attrattività nel privato, per cui, i professionisti preferiscono inserirsi in quel solco e noi rischiamo delle scoperture. Ma ci sono altre branche, in cui, invece, la dotazione organica è buona, anche nell’oculistica, ad esempio, dove la richiesta è sempre molto elevata». Ida Ramponi, dal canto suo, si è detta più preoccupata per la difficoltà a reperire personale infermieristico e di supporto che medico «perché è un professione molto impegnativa dal punto di vista formativo – dice – in quanto occorre seguire un percorso universitario bello tosto e, poi, il lavoro in se, in corsia, non è cosa da poco. É molto responsabilizzante e, poi, da noi, un’infermiera-infermiere deve fare i turni, anche di notte, e, magari, trova più consono scegliere di lavorare in una Rsa dove non fa le notti». Sempre Ramponi ha ricordato anche l’impegno economico su Sondrio, per l’ammodernamento e la ristrutturazione del presidio «con 50 milioni di euro inizialmente appostati cui se ne sono aggiunti cammin facendo altri 20 – dice – e anche in questo caso vi daremo conto, man mano, di come verranno investiti questi soldi».

Liste d’attesa, il tasto dolente

Iil problema si pone anche in Asst Valtellina e Alto Lario con rinvii al 2027 o al 2028 per certe visite ed esami per via delle agende piene. «Non neghiamo che ci siano dei problemi, soprattutto in alcune branche, perché se abbiamo una scopertura di medici è evidente che anche le liste d’attesa per visite ed esami ne risentono – dice Ida Ramponi, direttore generale di Asst Valtellina e Alto Lario -, però c’è anche un problema di appropriatezza delle prescrizioni. Per non dire delle persone che prenotano e poi non si presentano senza avvisare. Però direi che il punto nodale della questione è l’appropriatezza e su questo lavoreremo in sinergia con la direzione socio sanitaria che, da poco, ha in capo anche il governo della medicina territoriale, per agire sui medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta affinché si sforzino di attenersi alle indicazioni in tema appropriatezza. Capisco che sono a loro volta pressati dai pazienti che chiedono di poter essere visitati quanto prima e di effettuare tutte le analisi del caso, però, se non facciamo in modo che vengano visti primi i casi realmente urgenti, allora il sistema si ingolfa e si ingolferebbe sempre e comunque, anche se avessimo più medici. Questo è un punto cardine». Da noi sollecitate, poi, sia Ida Ramponi sia Anna Maria Maestroni, hanno sviscerato un altro tema che colpisce molto l’opinione pubblica e che riguarda i tempi diversi di visita o esame a seconda che si acceda agli stessi col normale ticket o privatamente, sempre nel contesto di Asst. Perché, chiedono i cittadini, se prenoto un’ecografia alla spalla mi viene fissata in 38 giorni e se la prenoto, sempre tramite il Cup, a pagamento, dallo stesso medico, vengo ricevuta in tre giorni? Questo il punto della questione, ricorrente, cui la direzione ha dato una spiegazione chiara. «I nostri medici lavorano per noi, in regime di servizio sanitario nazionale pubblico per tutta la durata della giornata lavorativa – dicono – ed hanno in agenda un tot numero di visite ed esami da effettuare, in base al loro impegno in Asst. Non possiamo certamente costringerli a fare di più. Poi, nelle ore non lavorative, extratime, c’è chi si mette a disposizione, in questo caso a pagamento, per effettuare visite ed esami. Chiaro che le agende a pagamento sono più libere, meno gettonate, ed è più facile trovare riscontro in tempi brevi, mentre le agende pubbliche sono cariche di richieste. Abbiamo il 90% dell’utenza sulle agende pubbliche – ha precisato Anna Maria Maestroni, direttore sanitario – e un 10% su quelle private, per questo si trova prima. Ma noi non destiniamo il personale al privato. Il nostro personale nelle ore di lavoro, opera per il pubblico e basta». Ampio, poi, il capitolo dedicato alla medicina territoriale governato dal direttore socio sanitario Roberta Trapletti, cui, certo, pure, non manca l’impegno, fra carenze di medici di medicina generale, di pediatri, e varo di case di comunità e ospedali di comunità. «Sulle carenze di medici stiamo operando anche grazie ad ambulatori temporanei che stanno funzionando bene, anche se, ovvio, anche qui, su disponibilità dei medici in servizio – dice Trapletti -, poi c’è in corso tutto il lavoro per la costituzione delle Case di comunità e già attive sono quelle di Livigno, Bormio e Morbegno, a Chiavenna stanno terminando i lavori e pure a Morbegno. Qui, sta funzionando bene l’ospedale comunità, mentre a Sondalo e a Tirano sarà operativo entro fine anno, e a Dongo nel 2026».

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