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Crescono Private e Venture capital


Espandersi in altri mercati, avviare nuovi progetti o consolidare quelli esistenti, e ancora promuovere l’innovazione tecnologica o favorire la crescita. Sono diverse le ragioni che spingono aziende non quotate, startup e realtà ad alto potenziale di sviluppo a cercare capitali sui mercati privati: soggetti che hanno esigenze differenti, e che possono soddisfare grazie all’intervento di investitori istituzionali e venture capitalist. Un mercato che in Italia ha registrato una crescita nel 2024: la raccolta del private equity – investimento nel capitale di rischio di un’azienda – e del venture capital – fornito a imprese emergenti – ha raggiunto i 6.673 milioni di euro, con un incremento del 77% rispetto ai 3.772 milioni dell’anno prima. Al contempo, sono aumentati anche gli investimenti, che hanno toccato i 14.903 milioni, segnando un +83%, grazie alla spinta generata dalle operazioni di grandi dimensioni sia nel segmento infrastrutture sia in quello dei buy out.

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A indicarlo, è il report di Aifi, che evidenzia anche un trend al rialzo per i disinvestimenti: le exit sono state 157 (+59% rispetto alle 99 del 2023), per un controvalore al costo di acquisto delle partecipazioni pari a 5.727 milioni, più che triplicato (+231%) in confronto ai 1.730 milioni del 2023. Nel dettaglio, secondo il report dell’Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, la maggior parte (66%) dei fondi raccolti sul mercato sono arrivati da soggetti domestici: il peso della componente estera si è fermato al 34%. Al primo posto sul podio, ci sono fondi pensione e casse di previdenza, con il 17% (984 milioni); seguono il settore pubblico (16%, 937 milioni), e i fondi di fondi privati (10%, 577 milioni). Nel complesso, sono cresciuti gli operatori impegnati in attività di fundraising: l’anno scorso sono stati 42 (erano 35 nel 2023).

Sul piano degli investimenti, il 2024 è stato caratterizzato dal ritorno delle operazioni di grandi dimensioni, con 10 large deal e 6 mega deal: insieme hanno rappresentato il 59% dell’ammontare complessivo investito (8.833 milioni). L’anno prima il peso di questa componente si era fermato al 36%, per un valore totale di 2.927 milioni. Sono comunque cresciuti anche gli small e medium deal (contraddistinti da un ammontare inferiore ai 150 milioni), che hanno attratto 6.070 milioni, il valore più alto di sempre. È diminuito del 2% il numero di operazioni, a quota 732, sempre trainato dalle attività di venture capital. Nei diversi segmenti, quello delle infrastrutture è cresciuto del 558% per ammontare: gli investimenti sono stati in calo dell’11%, ma hanno attirato 6.162 milioni. Il valore investito più alto però ha riguardato il buy out, con 6.530 milioni (+19%) e 185 operazioni (+9%), pari al 44% del totale. Mentre l’expansion ha riportato una flessione del 26%, con 695 milioni distribuiti, è cresciuto l’early stage (seed, startup e later stage) in termini di ammontare (+22%, con 927 milioni): il segmento è il primo per numero di operazioni, 437, anche se in calo (-5%) rispetto al 2023.

Con riferimento all’origine geografica degli operatori, rimane elevato l’interesse dei soggetti internazionali per il nostro mercato: il 71% dell’ammontare complessivo è stato investito da operatori esteri (10.645 milioni di euro). I settori che hanno primeggiato per numero di investimenti sono stati l’Ict (30% delle operazioni totali), beni e servizi industriali (17%) e medicale (11%). A livello geografico, la Lombardia si è piazzata al primo posto (con il 44% degli investimenti in Italia), seguita da Lazio e Veneto (entrambe 8%).



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