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boom degli investimenti green, ma si procede in ordine sparso- Corriere.it


Infrastrutture e tutela degli ecosistemi: boom degli investimenti green, ma si procede in ordine sparso
Un’auto percorre una strada in mezzo agli alberi. Crediti foto: Getty Images

In Guatemala piuttosto che in Kenya, ci sono societ� italiane che in collaborazione con universit� e istituti di ricerca lavorano alla ricostituzione delle foreste di mangrovie. Altre, negli angoli pi� sperduti del mondo piuttosto che nelle nostre metropoli, si occupano della qualit� dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo, altre ancora del cibo che nutre miliardi di persone e dei meccanismi che possono contribuire a riequilibrare la regolazione del clima: perch� i cosiddetti “sistemi naturali” o servizi ecosistemici, non sono solo fondamentali per il nostro benessere e la nostra sopravvivenza, ma rappresentano anche una risorsa economica immensa. Il loro valore globale � stimato in oltre 150 mila miliardi di dollari all’anno – quasi il doppio del PIL mondiale. Eppure, dalla fine degli Anni ’90 a oggi, la perdita di questi servizi � gi� costata all’economia globale circa cinquemila miliardi di dollari all’anno, pari al sei per cento del PIL mondiale.

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Un mercato in espansione che richieder� circa 1.200 miliardi di dollari all’anno di capitali privati. L’interesse e l’impegno delle aziende italiane e non, ma anche il ruolo delle istituzioni finanziarie in un report di Boston Consulting e Quantis

Sono i dati che emergono dal nuovo report realizzato da Boston Consulting Group (BCG) e Quantis – “A Value-Driven Approach to Nature-Based Infrastructure” che analizza uno dei settori principalmente responsabili per la perdita di servizi ecosistemici: il settore infrastrutturale. � infatti lo sviluppo dei progetti nel comparto infrastrutture , con le operation collegate, che provoca la perdita di oltre il 25 per cento di biodiversit� per mano dell’uomo, con effetti sulla frammentazione degli habitat, sull’esaurimento delle risorse e sull’inquinamento degli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e marini.

Il caso degli animali in autostrada

Lo sanno bene grandi societ� come Anas e Autostrade, che in Italia hanno dedicato studi approfonditi al rapporto fra infrastrutture per i trasporti e vita animale e vegetale, con soluzioni innovative per creare passaggi e attraversamenti protetti per le specie faunistiche come ha scritto Pianeta 2030 in una recente inchiesta (leggi qui l’articolo). L’interesse per soluzioni come queste sta crescendo, �trainato da rendimenti positivi e dalla riduzione dei rischi economici legati alla perdita di biodiversit�, evidenzia Fabio Favorido, associate director di BCG.

Sete di grandi capitali privati

�Le istituzioni finanziarie sono fondamentali per supportarle, mobilitando capitali privati e utilizzando strumenti innovativi per incentivare la transizione ecologica. Il settore delle infrastrutture ha un ruolo chiave nel ripristino degli ecosistemi ambientali, integrando opere ingegneristiche con approcci nature-based che sfruttano i processi naturali per gestire le risorse e rafforzare la resilienza climatica�. Per questo motivo l’interesse verso il ripristino della natura � in forte crescita, dando vita a un mercato in espansione che richieder� circa 1.200 miliardi di dollari all’anno di capitali privati per sostenere aziende specializzate in consulenza, supporto tecnico e sviluppo di progetti ambientali per soggetti terzi.

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I ricavi e le tre principali modalit� di intervento

�Per gli investitori pionieri, il finanziamento di progetti di ripristino ambientale offre ricavi potenziali fino a 250 milioni di dollari all’anno per istituzione�. Tuttavia, nonostante la crescente attenzione e il potenziale economico, un’indagine condotta su oltre 45 operatori infrastrutturali a livello globale evidenzia un panorama ancora frammentato e disomogeneo, con strategie di ripristino della natura molto diverse tra loro. BCG e Quantis ne individuano tre:

Soluzioni convenzionali o “grigie”: si basano su infrastrutture artificiali e sistemi ingegnerizzati, come argini e canali. Sono progettate per rispondere a esigenze specifiche, ma spesso comportano – fattore non trascurabile – un elevato consumo di risorse, costi di manutenzione e impatti ambientali.
Soluzioni Nature-based (NbS): orientate al potenziamento dei processi naturali e della rigenerazione degli ecosistemi per affrontare sfide ambientali complesse (cambiamento climatico, gestione delle acque e sicurezza alimentare). Offrono benefici multipli grazie alla loro capacit� di integrarsi con l’ambiente naturale, durare nel tempo e favorire la biodiversit�.
Soluzioni ibride: combinano infrastrutture grigie con approcci basati sulla natura, integrando l’efficienza delle opere ingegneristiche con i vantaggi ecologici delle NbS. Questo approccio flessibile permette di sviluppare interventi su misura, capaci di rispondere a esigenze complesse in modo integrato.

L’uso del suolo: un problema sottovalutato

Se da un lato le imprese sono generalmente attente a tematiche come il cambiamento climatico e l’inquinamento ambientale, dall’altro mostrano una minore percezione rispetto a questioni come l’uso sostenibile del suolo e la diffusione delle specie invasive. Questa parziale consapevolezza si riflette chiaramente nelle strategie adottate: solo il 30 per cento delle aziende ha gi� avviato iniziative concrete basate sulla rigenerazione ecologica (NbS), mentre l’80 per cento si concentra principalmente sulla riduzione dell’impatto ambientale tramite miglioramenti operativi, come l’efficientamento energetico o la riduzione degli sprechi.

La ricerca della resilienza climatica

Per cambiare le cose e arrivare a un impatto pi� significativo, � per� necessario un approccio strategico che vada oltre la mitigazione del danno, puntando al ripristino ecologico, alla riduzione delle risorse utilizzate, alla cattura del carbonio e alla resilienza climatica. Lo studio di Boston Consulting e Quantis propone alcuni esempi di soluzioni nature-based che ogni comparto infrastrutturale pu� integrare per contribuire concretamente al ripristino della natura. Fra questi cita proprio il caso dei trasporti via terra che possono favorire la continuit� ecologica con ponti verdi e corridoi faunistici, mentre le citt� possono puntare su micro-foreste urbane e sistemi di drenaggio sostenibile.

Un grande tema � poi quello delle mangrovie gi� citato: le infrastrutture costiere possono ridurre l’erosione con mangrovieti e barriere naturali, mentre nell’ambito della mitigazione dell’impatto ambientale antropico, il settore idrico e dei rifiuti pu� migliorare la qualit� dell’acqua grazie a zone umide artificiali e sistemi di fitodepurazione.Non sono che alcune delle soluzioni innovative sperimentate anche da molte imprese del nostro Paese – soluzioni adattabili e multifunzionali – che permettono non solo di mitigare l’impatto ambientale, ma anche di generare benefici economici, oltre che sociali e di resilienza climatica.

Adottare soluzioni in grado di sfruttare i processi naturali, rappresenta – ribadisce il report – �una risposta concreta alle sfide ambientali attuali � integrando innovazione tecnologica e processi ecologici: � il caso, in Gran Bretagna, di una comunit� rurale che ha sostituito i tradizionali sistemi di trattamento delle acque reflue con una zona umida artificiale in grado di filtrare e rigenerare le acque provenienti da scarichi antropici, ottenendo un ritorno sugli investimenti (ROI) pari al 320 per cento, pi� del doppio rispetto al 150 per cento offerto dalle soluzioni convenzionali “grigie”, e dimostrando cos� ancora una volta la convenienza e solidit� economica delle infrastrutture green. Che possono, se ben impostate e utilizzate, assicurare benefici ambientali tangibili, crescita economica sostenibile e rafforzamento delle comunit� locali.

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