Nel contesto economico contemporaneo, caratterizzato da crescente complessità e volatilità, la crisi d’impresa rappresenta un evento fisiologico ma potenzialmente distruttivo, capace di produrre effetti a catena su lavoratori, creditori, fornitori e sul sistema finanziario nel suo complesso. In tale scenario, il rispetto della legalità assume una funzione strategica: essa non è solo garanzia formale di conformità alle norme, ma presidio sostanziale di correttezza, trasparenza e responsabilità nella gestione della crisi.
Quando un’impresa si trova in difficoltà, il rischio che vengano poste in essere condotte elusive o fraudolente è elevato: occultamento di attivi, sottrazione di beni alla garanzia patrimoniale, indebite preferenze a favore di alcuni creditori, omissioni fiscali e contributive. Tali comportamenti, sebbene motivati da esigenze di «sopravvivenza», minano la fiducia nel mercato e compromettono l’efficacia degli strumenti giuridici a tutela dei soggetti coinvolti.
La legalità, in questo contesto, non si esaurisce nel rispetto delle disposizioni codicistiche, ma si estende alla corretta applicazione dei principi che regolano l’economia della crisi: buona fede, correttezza, trasparenza informativa, equità tra le parti. Il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (D.lgs. 14/2019) ha dato nuovo impulso a tali valori, introducendo un sistema fondato sulla prevenzione e sull’emersione tempestiva delle difficoltà aziendali. L’obbligo per gli amministratori di adottare assetti organizzativi idonei a rilevare segnali di crisi è espressione chiara di una legalità intesa come responsabilità gestionale proattiva.
In tale ottica, strumenti come la composizione negoziata della crisi possono rappresentare soluzioni efficaci solo se gestiti nel rispetto dei principi sopra richiamati. Un’azienda che opera nella legalità, anche in fase critica, è in grado di avviare percorsi virtuosi di risanamento, tutelando i posti di lavoro, preservando il valore aziendale e garantendo un’equa soddisfazione dei creditori.
La giurisprudenza ha più volte evidenziato come la violazione della legalità nella gestione della crisi integri non solo responsabilità civili e concorsuali, ma anche penali, soprattutto nei casi di bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, reati tributari. In questo senso, la legalità si pone anche come strumento di deterrenza, capace di orientare le scelte imprenditoriali in senso virtuoso.
Infine, non va trascurato il ruolo della cultura della legalità: promuoverla all’interno dell’impresa significa formare manager consapevoli, dotati di etica professionale, capaci di affrontare anche la crisi con senso di responsabilità verso i propri stakeholder. In un’economia sempre più interconnessa, dove la reputazione è un asset intangibile cruciale, il rispetto delle regole rappresenta un vantaggio competitivo duraturo.
La legalità nell’impresa in crisi non è un vincolo, ma una condizione abilitante per la sopravvivenza ordinata, la tutela dei diritti e il rilancio dell’attività economica. Solo attraverso una gestione trasparente, corretta e conforme al diritto è possibile affrontare le sfide della crisi senza compromettere il tessuto economico e sociale, rafforzando al contempo la fiducia nel sistema.
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