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La Granda, anima e traino del Piemonte: “La gente qui sa interpretare i cambiamenti”


«Nel Cuneese esistono migliaia di partite Iva che vanno dalla micro azienda alla grande impresa industriale. Questa spina dorsale ha saputo, negli anni, diversificare ed investire in modo lungimirante. Lo stato dell’arte è senz’altro positivo e testimoniato dai numeri che fanno della nostra provincia, oggi, il traino del Piemonte». Il presidente della Provincia Luca Robaldo evidenzia con forza gli aspetti incoraggianti della situazione delle imprese provinciali.

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L’evento «Top 500 Cuneo» è l’occasione per approfondire le principali sfide che le aziende del nostro territorio sono chiamate ad affrontare, con uno sguardo attento agli scenari globali che influenzano il Cuneese e l’osservatorio privilegiato di Robaldo gli consente un’analisi precisa e consapevole.

A partire, come prevedibile, dalla tempesta economica che minaccia di abbattersi sulla nostra produttività come conseguenza delle mosse economiche di Trump: «Oggi si parla molto dei dazi Usa (sospesi 90 giorni, ndr) ma le sfide sono comunque tante e solo la lungimiranza degli imprenditori e la capacità delle associazioni datoriali di essere al loro fianco consentono di affrontarle con determinazione» commenta il presidente della Provincia, sottolineando come, nonostante il clima di incertezza che minaccia il mondo da alcuni anni e non sembra destinato a risolversi in tempi brevi, il tessuto imprenditoriale cuneese non sia impreparato: «Il cambio generazionale, la transizione ecologica e digitale, la formazione dei lavoratori: ecco tre temi che mi pare siano all’ordine del giorno del mondo delle imprese. Non solo cuneesi». Certo l’accelerazione dell’instabilità impressa dalle politiche doganali del presidente degli Stati Uniti ha determinato turbolenze impreviste, così come, dalla crisi del Covid, lo stato di emergenza sembra essere diventato la condizione normale del pianeta.

Luca Robaldo non nasconde la sorpresa di trovarsi a dover affrontare problematiche che, solo cinque anni fa, parevano destinate a giacere nei libri di storia: «Non avrei mai pensato, all’alba dei 40 anni, di trovarmi a vivere e ad essere amministratore in un periodo così complesso. Difficile anche dal punto di vista sociale, con tante difficoltà che stanno venendo a galla in questo post pandemia».

Tuttavia, proprio la «normalizzazione» dell’emergenza ha consentito di affinare una capacità di sviluppare risposte adeguate in grado di consentire la miglior vita possibile ai cittadini: «Credo che il nostro compito di amministratori sia quello di agevolare in ogni modo la creazione di comunità forti e solide, dove la solidarietà e il riconoscimento di una comune scala valoriale siano base per la civile convivenza» conferma, insistendo sull’attenzione particolare da porre, proprio nei momenti di difficoltà, a quelle fasce di popolazione che risultano maggiormente vulnerabili in situazioni di crisi economica. Attenzione al particolare che, però, non deve far perdere di vista il quadro di insieme.

Puntualizza infatti Robaldo: «La quotidianità del nostro impegno non ci esime dal volgere lo sguardo ad ambiti più generali ed è per questo che la sinergia fra il pubblico ed il privato è ricca di frutti buoni, che stiamo già cogliendo ad esempio grazie al sostegno delle imprese al mondo culturale».

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A proposito del ruolo istituzionale che riveste da più di tre anni, il presidente della Provincia elogia la straordinaria intraprendenza e resilienza dimostrata dal nostro territorio: «Siamo gente che si lamenta poco, dovremmo farlo di più» riflette solo apparentemente ironico. «Dico questo perché per me ha un preciso significato: i cuneesi non si lasciano intimorire ma con umiltà e perseveranza proseguono nel proprio cammino. Adattarsi alle sfide vuol dire interpretare il cambiamento e per farlo è necessario ricordare a tutti noi che in questa terra sono nati donne e uomini che hanno saputo interpretare il cambiamento in ogni epoca».

Ed è qui che si gioca il destino del nostro territorio: nella capacità di interpretare il cambiamento, cogliere le sfide della storia e trasformarle in opportunità. Non è facile, perché le trasformazioni sono sempre più rapide e radicali e i problemi non più eludibili. Dazi imprevedibili fino a pochi mesi fa, mercati volatili, nuovi assetti geopolitici, guerre la cui soluzione appare ancora lontana, un cambiamento climatico sempre più rapido e aggressivo stanno ridisegnando le dinamiche economiche globali.

In questo contesto, le imprese cuneesi si trovano di fronte a nuovi scenari in cui adattabilità e visione strategica diventano essenziali per competere e crescere. E i possibili protagonisti con le competenze e gli strumenti per affrontare adeguatamente un futuro (e un presente) complesso e fluido non possono che essere i giovani, purché dotati di opportuna preparazione e siano posti nella condizione di poter incidere attivamente sui destini della Provincia: «In Piemonte siamo, proporzionalmente alla popolazione, la provincia col maggior numero di giovani» dice Robaldo.

«Non è un caso – aggiunge – che, proprio grazie alla Provincia di Cuneo, Università e Politecnico di Torino abbiano aperto qui importanti sedi distaccate e che l’Università del gusto sia a Pollenzo». L’ultimo tassello per garantire quel ricambio generazionale che offrirà gli strumenti adatti per affrontare la gestione della società e delle imprese cuneesi è garantire, a questi giovani, motivazioni valide per dimostrare le loro competenze sul territorio, rendendo meno appetibile cercare soddisfazioni professionali all’estero: «Ai giovani, però, dobbiamo dare la concretezza che meritano, che è molto simile a quella che ci chiedono le imprese: semplicità burocratica, sostegno alle proprie idee, responsabilizzazione». È il dato statistico conclusivo a offrire il principale motivo di fiducia: «Su 2806 amministratori comunali, oltre 800 sono under 40: saranno loro a guidare quella che potremmo definire la transizione amministrativa».



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